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Montero: «Una famiglia, non c’è Juve senza gli Agnelli. E quella volta che non risposi all’Avvocato…»

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Paolo Montero, ex difensore e ora tecnico della Primavera della Juve, ha così parlato del legame tra il club e la famiglia Agnelli

Paolo Montero, tecnico della Juve Primavera, ha così parlato nella sua intervista a La Stampa.

JUVE COME UNA FAMIGLIA – «Lo penso sinceramente. La Juventus è tutto ciò che la parola famiglia racchiude: unione, sacrificio, aiuto a crescere. Amore. E non c’è ombra di retorica».

ESPERIENZA DA CALCIATORE – «Il primo giorno mi colpirono due cose: la straordinaria organizzazione e il senso di appartenenza. La società era vicinissima alla squadra. Mi aveva voluto Lippi, mio allenatore nella prima stagione all’Atalanta, ma oltre a lui, a seguirci, c’erano sempre proprietà e dirigenza: l’Avvocato Agnelli e il dotto Umberto venivano spesso al Comunale. Giraudo, Moggi e Bettega erano al campo tutti i giorni. Sentivamo il loro sostegno e c’era una straordinaria unità».

GLI AGNELLI – «Cento anni rappresentano qualcosa di unico. Personalmente non riesco a immaginare la Juventus senza gli Agnelli».

IL PREFERITO DI ANDREA AGNELLI – «Capisce poco di calcio. L’ho conosciuto da adolescente stava spesso con la squadra. E da presidente mi ha riportato alla Juventus dopo diciassette anni: per me è stato tornare a casa, un’emozione indescrivibile».

LA PRIMA CHIAMATA DELL’AVVOCATO – «Mio padre e al secondo tentativo io staccammo la comunicazione pensando a uno scherzo. Immaginate come mi sentii quando scoprii che era davvero lui».

IL DURO – «Sono cresciuto, mi controllo, ma lo spirito resta quello».

IL DOTTOR UMBERTO – «Una battuta. Ero stato espulso a Lecce e alla ripresa degli allenamenti mi disse che così non perdevo l’abitudine».

SALA DEI TROFEI – «Spero debba ingrandirla sempre di più. E spero che ospiti presto la terza Champions. L’ho solo sfiorata, la vogliamo tutti noi tifosi».

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