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Morte Astori: riposa in pace Davide, non doveva andar così
La morte improvvisa di Davide Astori ha sconvolto tutti: era un uomo di calcio d’altri tempi in un mondo sempre più smisurato
Il calcio è una cosa bestiale. Lo aveva detto ieri Massimiliano Allegri, l’allenatore della Juventus, dopo il successo al fotofinish contro la Lazio. Quel gol insperato di Dybala ci aveva regalato una di quelle emozioni che solo nel calcio puoi provare.
Dopo un sabato perfetto per i colori bianconeri, doveva essere una domenica alquanto curiosa, davanti alla tv per vedere tutte le altre. Una giornata da vivere nel pieno dell’entusiasmo in attesa del posticipo serale, quel Milan-Inter che avrebbe chiuso con fascino un week end perfetto.
Succede però che qualche ora dopo quella gioia immensa per il gol di Dybala, e la successiva sconfitta del Napoli, nel mondo pallonaro fa irruzione la vita: ti toglie il fiato, e anche le parole.
Una vita spezzata ingiustamente. E non puoi prendertela con nessuno, se non con quel indefinito chiamato destino non sempre clemente. Che non ha sentimenti e che non guarda in faccia a nessuno. La morte improvvisa di Davide Astori ha sconvolto tutti. Tutti, nessuno escluso, al di là di colori, fedi e credo. Tutti. Chi lo conosceva e chi no. Ed era giusto fermarsi e rimanere in silenzio.
Astori calciatore era un professionista esemplare, uno di quelli meritevoli che tutti avrebbero voluto compagni di squadra, che non si risparmiava quando bisognava prendersi le responsabilità e si riteneva un “fortunato” nella vita per aver avuto la possibilità di svolgere una professione che lo legava al suo unico hobby: il calcio.
Ma Davide era anche un uomo di 31 anni, con una vita oltre il calcio, una famiglia meravigliosa, una bambina di due anni dal nome Vittoria, e ancora tante emozioni da vivere.
Dietro quel nome iconizzato come centinaia di altri che ogni domenica regalano emozioni, c’era proprio un uomo. Un coetaneo per alcuni di noi, idealmente un figlio o un nipote per chi è più avanti con gli anni, un esempio da seguire per i giovanissimi. Davide era un equilibrato, un uomo di calcio d’altri tempi in un mondo sempre più smisurato. Un uomo che ieri sera è andato a dormire come ogni altro, magari immaginando come sarebbe stata la sua nuova giornata di lavoro, da svolgere come sempre al pieno della passione e della responsabilità.
Un uomo che non si è più svegliato, che la vita ha portato via per sempre. Non solo al mondo del calcio, impotente di fronte a una tragedia del genere. Il calcio è una cosa bestiale, è vero. La vita, però, lo è ancora di più. Questa domenica non doveva andar così.
Riposa in pace, Davide. Non ti dimenticheremo.