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Smettere di guardarsi dentro e correggere la mira: il messaggio di Napoli Juve
Napoli Juve porta con sè un messaggio chiaro e ben definito: i bianconeri devono iniziare a sfruttare le loro occasioni
Al Maradona la Juve si è presentata con un centrocampo dall’età media bassa, tenendo conto dei 5 componenti: 22 anni e decimali. E da una scelta così (finalmente Iling-Junior dal primo minuto) c’era da aspettarsi una certa energia e un atteggiamento di coraggio.
Da questo punto di vista, la risposta c’è stata. Più volte la squadra ha avuto lo sprint per effettuare qualche strappo, ha portato più uomini nell’area di rigore, ha accettato il campo aperto. Anche se ha pagato il logico prezzo dello squilibrio, è stata condizionata da 3 cartellini gialli ma solo in parte, continuando ad avere fasi di aggressività, pur denunciando qualche situazione di squilibrio.
Ma rispetto a un andamento tipico di questa stagione, c’è stata sicuramente più vitalità, la partita invece di frizzarla e anestetizzarla la si è giocata, con tutti i rischi e le possibilità connesse a questa situazione. E le occasioni ci sono state, alcune anche grosse: sia per passare in vantaggio, con il palo di Vlahovic, sia per rimediare all’1-0 di Kvaratskheila, con Dusan troppo poco preciso su un recupero alto.
Primo Tempo
Nella prima frazione il Napoli ha concluso di più anche se non di tanto, ha tenuto maggiormente il campo (come sempre ha fatto al Maradona anche quando si vinceva contro Sarri), è andato avanti di un gol facendo coincidere il premio al momento di maggior sforzo, un merito non banale nella sua condotta di gara. La Juve, però, ha mostrato un profilo di personalità non banale, cercando talvolta con successo anche giocate più difficili. Nessuno fuori dalla partita, nessuno dominante, tutti con la voglia di andare oltre le consuetudini. Se fosse stata un’esercitazione estiva, invece che una gara di campionato con 3 punti in palio di una certa pesantezza, ci sarebbe stato da essere incuriositi nel vedere come – messi tutti tutti questi ingredienti sul piatto – si andava a reagire a un episodio negativo, dopo averlo metabolizzato all’intervallo.
Secondo Tempo
La risposta è stata positiva. Siamo rientrati bene in campo. E l’occasione capitata sul destro di Cambiaso, che purtroppo spara alto un pallone che meritava miglior sorte, dimostra che la Juve sta ritrovando una gamba che nel mese di febbraio avevamo smarrito. Chiesa se ne va via benissimo e accompagniamo le sue sgasate con la lucidità delle scelte. Se fosse stato gol, è capace che ne avremmo fatto quasi un manifesto delle nostre potenzialità.
Non è andata così e la gara si è complicata. Per lunghi tratti del secondo tempo fatichiamo a esprimere pulizia nel gioco, ci sono tante fasi in cui a centrocampo si assiste a un continuo e confuso rubarsi la palla, fino a quando gli avversari prevalgono perché fanno un possesso prolungato che ci manda totalmente a vuoto. É un lusso che si possono concedere, non hanno bisogno di pungere, lo fanno molto bene, i minuti corrono e non sembra esserci una vera capacità di risposta. Ma il ridisegno dalla panchina funziona: Chiesa si sposta di lato e con un bel triangolo con Alcaraz – bravo a guardare sempre avanti, un po’ approssimativo nella tecnica – porta al pareggio meritato. É una gara che vive sul filo, dove può succedere di tutto. Anche che Nonge paghi l’inesperienza e che loro sbaglino il rigore e che lo correggano perché sono più svelti e reattivi. E persino che si arrivi al 2-2 nel convulso finale, se solo in quello sforzo generoso si avesse quella zampata che abbiamo trovato in tante altre circostanze.
Nel dibattito logorante sulle filosofie del calcio, ci si dimentica spesso che in una situazione di equilibrio vince chi sa portare dalla sua parte gli episodi (che non significa che sia episodico e casuale, sia ben chiaro). Un equilibrio nei 90 minuti e, ne sono convinto, anche nel valore degli organici. Per questo, al di là del bruciore della sconfitta, si deve accettare il verdetto per avere la forza necessaria in un finale dove è bene riproporre questo atteggiamento. Senza processarci e flagellarci ogni giorno di ogni settimana: la Juve può prendersi ancora qualche soddisfazione, non è ancora tempi di bilanci e di guardarsi troppo dentro. Napoli non è né un buco nero di una crisi né un orizzonte nuovo che si apre per avere creato di più. É una tappa di un percorso, che è sperabile ci faccia correggere la mira quando ci saranno gare ancora più importanti di questa.