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I DIALOGOBBI – Nicola Calzaretta: «Non assolvo i dirigenti Juve dalle loro responsabilità»

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Nicola Calzaretta è il nuovo protagonista de I DIALOGOBBI: ecco cosa ha raccontato a Juventusnews24

Nuova puntata de I Dialogobbi con Nicola Calzaretta. Firma del Guerin Sportivo, ha prodotto storie e libri di calcio che vanno rigorosamente nella libreria di chiunque sia appassionato di narrazione sportiva. Spesso ha scritto di Juve con la profondità di chi ne conosce molto. In più è un mio grande amico e gli amici servono nei momenti difficili. E nei momenti difficili mi ricordo anche che è un avvocato, cosa che serve per capire cosa stia succedendo alla nostra Juve.

Paolo: «Ciao Nicola, inizio come faccio quasi sempre dai sentimenti. Come stai vivendo questi giorni? Ti confesso: ho visto Juve-Atalanta con una sensazione che non so neanche definire. Tra rabbia e disincanto. Sei un raffinato scrittore, se trovi la parola giusta me la definisci…».

Nicola: «Intanto ciao Paolo e grazie di questo invito per una condivisione delle ultime vicende della nostra amata Juventus. Ti dico subito che sono arrabbiato. E uso volentieri e scientemente questa parola (che le maestre delle elementari ci vietavano dicendo che la rabbia riguarda i cani). Sono arrabbiato perché se ci troviamo di nuovo in mezzo alle beghe, la responsabilità è anche (e soprattutto) dei nostri dirigenti. Per onestà questo, secondo me, va messo alla base di tutto. Poi ci possiamo aggiungere che non eravamo soli, che è il sistema, che la giustizia sportiva è quel che è, fino all’ultimo dei vittimismi. Questo mi fa incavolare. Per quel che riguarda Juve-Atalanta. Non l’ho vista, ma solo perché il giorno dopo mi sono operato al menisco».

Paolo: «Bene, sono felice del tuo punto di vista che è decisamente minoritario nel popolo juventino e mi permette di approfondire una posizione autocritica. Faccio una premessa doverosa: le regole vanno rispettate. Proprio per questo ritengo che essere condannati sulle plusvalenze sia assurdo in quanto “sregolate” per definizione. Dopodiché – e qui ti vengo incontro – che certe quotazioni fossero artifici contabili non c’era bisogno di nessuna inchiesta per saperlo. Arthur e Pjanic non valgono 70 milioni. E una società che si indebita non ha mai un futuro troppo sereno, mi verrebbe da pensare. Poi guardo al contesto europeo, vedo il dominio Real e mi vengono dei dubbi sulla mia affermazione…».

Nicola: «Paolo, ripeto, tutta la vicenda ha del farsesco, soprattutto se legata al contesto europeo e internazionale. Ma in primis sta – come hai sottolineato tu – il rispetto per la legge e per le regole. Principio assoluto e, se vuoi, ancora più intenso e profondo in campo sportivo, dove l’etica, il rispetto, il saper riconoscere la superiorità dell’avversario ed accettare la sconfitta sono dei fondamenti invalicabili. Quel che mi fa riflettere non è la questione delle “plusvalenze” in sè (che non può avere in questo campo una sua oggettività ontologica), quanto che si sia pensato in seno alla società di affrontare certe problematiche con modi e metodi non corretti. La quotazione in Borsa, poi, ha fatto il resto, Ma non posso sentire – come giustificazione – “allora era meglio non essere quotati”.

Paolo: «Ti faccio un’obiezione che secondo me è la prima: non si possono usare le intercettazioni in questa maniera. Lo dico prima da cittadino che da tifoso: o esistono le prove, oppure pezzi di frasi sono interpretabili in maniera più che arbitraria. Non accetto il principio definito da Evelina Christillin: «Si sono fregati da soli con le intercettazioni». E non perché è intercettata solo la Juve, ma per la parzialità assoluta dello strumento. Che usato come una clave finisce per produrre un processo assurdo, dove la richiesta di 9 punti si trasforma in condanna di 15».

Nicola: «La tocchi piano Paolo!! Quello delle intercettazioni non a caso è un tema caldissimo. Se mi vesto da avvocato e penso ad un giudicato di un Tribunale (anche questo, sportivo), non posso credere che a suo fondamento ci siano “frammenti” di intercettazioni. Aldilà di quel che dice la Sig.ra Christillin, secondo me il problema – sul piano procedurale – è un altro. E cioè che il pronunciamento del Giudice Sportivo si formi su elementi di giudizio di parte (accusa, in campo del processo ordinario). Questa è, a mio avviso, la stortura che non può reggere, o comunque che non può più reggere, tenuto conto dell’importanza della materia e delle enormi conseguenze che porta con sé la sentenza sportiva. Altra stortura è l’entità della pena. Ma, ascolta Paolo, possiamo parlare di altro? Fare l’avvocato anche stamani, in convalescenza, anche basta a questo punto!!».

Paolo: «Allora non te lo chiedo da avvocato (ovviamente, fingo…). Come va a finire? Chiaro che qui si va a sensazioni. La mia è molto confusa e vado dritto al punto, come esplicita oggi la prima pagina di Tuttosport: la Juve finirà in Serie B? Tu hai questa percezione, questo timore? O addirittura pensi che ci restituiranno i 15 punti? Giuro che poi chiudo con una domanda tecnica sulla squadra».

Nicola: «Purtroppo si va a sensazioni, anche perché – come è notorio – le motivazioni della sentenza non sono ancora conosciute. Non lo so, Paolo. Spero che i temi giuridici che la nostra difesa può porre a fondamento del ricorso, siano convincenti, sempre giuridicamente parlando. Senza scendere troppo nel tecnico, ma ho il sospetto che il principio del “ne bis in idem”, nel caso di specie, sia stato travalicato. E non è cosa da poco. Io la chiudo così: punizione dura per gli illeciti realmente commessi dalla società per mezzo dei suoi rappresentanti, commisurazione delle sanzioni sul piano sportivo che si fondino su criteri di equità in campo sportivo. Perchè altrimenti si cambia un’altra volta la storia del campo e magari si racconterà che Ramsey è stato decisivo per vincere uno scudetto e Arthur fondamentale per la Supercoppa italiana!!».

Paolo: «Ramsey ha fatto un gol all’Inter realmente decisivo… Andiamo sulla squadra: in questa situazione, immagini che si esprimerà meglio nelle coppe dove siamo “al sicuro” o ritieni che in campionato saprà infilare un filotto di vittorie come ha dimostrato di fare nel girone d’andata e non lascerà nulla d’intentato?».

Nicola: «Si vabbè!! Come quel mio compagno di calcetto molti anni fa, che dopo una partita finita 22-21 per noi, disse di aver segnato il gol decisivo (quello a metà gara, peraltro sua unica rete). Vedi Paolo, qui sta ciò che più mi fa rabbia. Che la squadra debba subire le azioni dei dirigenti. E’ un assurdo, questo sì! Essere sanzionati “per conto terzi” è una delle ingiustizie più fragorose, a mio avviso. Quindi, non so come i giocatori possano vivere questa fase, che ripercussioni ci siano realmente nella testa e nel cuore dei ragazzi. Qualcuno in radio giorni fa, mi sembra Ciccio Graziani, ha sostenuto che situazioni come queste danno maggiore forza e creano migliore coesione. Lo spero. Perchè – ed è questo che mi fa un po’ più paura – non vorrei che ci fosse una reazione opposta. Non siamo come ai tempi di calciopoli con la stagione finita. Qui siamo appena alla metà. E con le tante incertezze ancora in circolo. Conto molto sulla nuova dirigenza, e anche su John. Poi c’è Allegri, con il suo staff. Spero bene. Ma il clima è pesante. i giocatori devono avere il massimo supporto dalla società. E i tifosi,TUTTI, dovrebbero tornare a tifare PER la Juventus. Alleluja!».

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