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Nicolussi Caviglia: «Voglio tenere stretta questa maglia. Allegri ha ancora più voglia di vincere»

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Nicolussi Caviglia: «Voglio tenere stretta questa maglia. Allegri ha ancora più voglia di vincere». Le parole del centrocampista a Tuttosport

Nicolussi Caviglia ha rilasciato una lunga intervista anche a Tuttosport. Le parole del centrocampista della Juve.

LETTERATURA  «Dalla letteratura, dai. Mi ci sono avvicinato in adolescenza leggendo i grandi classici di Orwell, da “1984” a “La fattoria degli animali”. Adesso sto divorando “Kafka sulla spiaggia” di Murakami, dopo che non ho potuto metterlo in valigia per andare in tournée: troppi impegni, non avrei avuto tempo». 

PIANO «Non saprei ricostruire come sia nata questa passione, è successo e basta. Purtroppo adesso ho poco tempo per consolidare quanto imparato negli anni. Ma a Torino ho trovato un’eccellente insegnante: l’ho consigliata a Perin, ora va a lezione anche lui. Musica classica? La adoro, ma prima di una partita tenderei a sconsigliarla. Meglio qualcosa che carichi!». 

IN SPOGLIATOIO – «Ci sono principalmente due fazioni, chi ascolta pop francese e chi rap anglofono. Poi, quando all’improvviso parte il cantautorato italiano, c’è sempre qualcuno inizia a cantare a squarciagola. Devo riconoscere che Weah canta piuttosto bene. Ma, soprattutto, canta di continuo, anche quando è da solo». 

CINEMA  «Guardo di tutto, anche se il mio film preferito è “Barry Lyndon” di Kubrick. Ai compagni di squadra, però, non me la sentirei di consigliarlo: è davvero lungo!». 

PRIMI CALCI «Un ritorno alle origini. Sono cresciuto in un paesino della Valle d’Aosta a 1600 metri d’altitudine, fino al trasferimento a Torino. Ho fatto fondo e poi discesa, mio papà è un guardiaparco: per me è un elemento fondamentale. Assolutamente, a 5 anni ero già iscritto a una Scuola Calcio. E, prima ancora, mio nonno aveva costruito apposta per me un campetto da pallone nel campeggio che gestisce in quota: quello resta uno dei miei luoghi magici. E lui è una delle persone più importanti per me: mi ha trasmesso l’amore per il calcio, da piccolo mi piegava la punta del piede per insegnarmi a calciare di collo». 

LAUREA – «Sono iscritto a Scienze Motorie, ma mi mancano ancora diversi esami. Il tempo scarseggia, però quando posso mi metto sui libri. Se si vuole, si può». 

AIUTO A LANDUCCI – «È stato un siparietto simpatico, Weah era pronto a entrare e Landucci mi ha chiesto di aiutarlo per le ultime istruzioni. Diciamo che me la cavo bene sia con l’inglese che con il francese». 

PRIMO GOL CON LA JUVE – «Con un tiro da fuori area, direi. Mi piacerebbe anche su punizione, ma… non credo che Vlahovic me ne voglia lasciare una, anche perché le calcia davvero bene!». 

JUVE «Qualcosa che, adesso, mi sprona a tener stretta questa maglia. Vesto il bianconero dal 2008, quando ero nei Pulcini: l’ho assorbito anno dopo anno. Ho vissuto l’inaugurazione dell’Allianz Stadium, l’esperienza del J College, il trasferimento alla Continassa: alla Juventus sono cresciuto come calciatore e come uomo». 

ESORDIO «L’emozione, una delle più grandi della mia vita, anche se in campo ero davvero a mio agio. E poi era arrivato proprio subentrando a Kean, con cui abbiamo condiviso tantissimi momenti nel vivaio. Sembriamo molto diversi, ma ci conosciamo a memoria. E mi è rimasto impresso anche il bacio sulla fronte di Chiellini, per augurarmi buona fortuna: era la nostra guida, mi ha fatto piacere rivederlo in America il mese scorso». 

ALLEGRI «Si tratta di un riferimento importantissimo per me. Ho ritrovato la stessa persona di anni fa, anche se ora ha ancora più voglia di vincere». 

NUMERO 41 – «È il numero che avevo quando ho esordito in prima squadra nel 2019 e quest’anno l’ho voluto conservare: richiama effettivamente il 14, la maglia storica di Cruijff nonché la data di nascita di mia sorella. E forse non è un caso che, oggi, lei viva proprio ad Amsterdam. Johan è stato un pensatore eccezionale, una mente che ha rivoluzionato il mondo del calcio. La sua citazione che mi ripeto più sovente? “La creatività non fa a pugni con la disciplina”, sicuramente».

POGBA – «Non ho citato Pogba, ma ovviamente anche la sua è una figura cui aspiro e a cui mi ispiro. Vederlo da vicino, durante gli allenamenti, è davvero una gioia per gli occhi. L’avevo conosciuto durante la sua prima esperienza a Torino, quando io ero soltanto un ragazzo del vivaio che iniziava ad affacciarsi alla prima squadra. E, oggi come allora, resta sempre un calciatore di un’altra categoria».

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