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Noduli tiroidei: dobbiamo controllarci tutti quanti?
Noduli tiroidei. Ecco di cosa si tratta e perché Emre Can dovrà sottoporsi a nuovi accertamenti. Parola alla Dottoressa Nene Napoli
Ci siamo probabilmente portati tutti la mano sul collo dopo aver letto articoli a riguardo. “Lo avrò per caso pure io?” ci siamo chiesti, un po’ per empatia con il centrocampista bianconero Emre Can, un po’ per ipocondria. Senti forse una pallina palpandoti il collo (circa sei persone su 100 hanno noduli palpabili)? Fai fatica a deglutire quando bevi e mangi? O semplicemente lo vedi quando ti guardi allo specchio (lo stesso Piero Della Francesca fece un autoritratto dipingendo sul proprio collo un voluminoso nodulo tiroideo). Frequentemente il nodulo è benigno mentre è maligno in circa 5-15% dei casi (anche se alcuni recenti studi cinesi dicono che si arrivi a quasi il 30%).
Casi a rischio – Grazie all’uso dell’ecografia si è scoperto che quasi il 70% della popolazione ha un nodulo tiroideo: più frequentemente sono femmine, fumano (i tiocianati prodotti sono inibitori competitivi dello iodio, ovvero mimano la funzionalità dello iodio nella tiroide senza avere gli stessi risultati; motivo in più per smettere di fumare) e sono obese (le patologie tiroidee risentono delle alterazioni metaboliche relative all’obesità e alla sedentarietà). Lo studio rivela quindi come lo stile di vita incida sulla funzionalità tiroideo.
Cosa fare – Cosa fare se scopriamo di avere un nodulo tiroideo? Affidarsi a un centro che si occupa di malattie tiroidee e discutere le varie opzioni terapeutiche: si può attendere, si può operare (chirurgicamente), oppure colpire il nodulo (se benigno) attraverso la via percutanea: con un ago si colpisce il nodulo con radiofrequenze, raggi laser, microonde oppure con ultrasuoni ad alta frequenza, tecniche nuove che danno ottimi risultati con minima invasività e ridottissimi tempi di ospedalizzazione, proprio in linea con l’evoluzione della medicina moderna.