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Oppini: «Juve da 5 in pagella, Allegri deve fare di più» – ESCLUSIVA
Oppini: «Juve da 5 in pagella, Allegri deve fare di più». Intervista al noto tifoso bianconero sulla prima parte di stagione – ESCLUSIVA
Francesco Oppini, noto tifoso della Juve e ospite fisso delle trasmissioni calcistiche su 7Gold e Pressing, parla in esclusiva a Juventusnews24.
Dalla stagione fin qui disputata dalla squadra di Allegri al mercato fino alla lotta scudetto, all’incognita Europa League, al possibile ritorno di Conte in panchina e molto altro: tutte le dichiarazioni in questa intervista.
Che voto dà alla Juve dopo le 21 partite di questa prima parte di stagione?
«Un 5 di prospettiva. Non vedo come poter dare una sufficienza ad una squadra che è uscita dalla Champions League con cinque sconfitte ed è a 10 punti dalla prima in campionato. La Juventus non è abituata a questo, non lo è la sua storia e non lo sono i tifosi. La prima parte di stagione è insufficiente. Qualora la Juve dovesse arrivare ad un risultato importante come la vittoria del campionato o dell’Europa League, è ovvio che Allegri dovrebbe essere riconsiderato ancora come uno degli allenatori più importanti di sempre. Ad oggi, se dobbiamo commentare il presente, alla Juve dò un 5».
Allegri è il responsabile?
«Io continuo a dire che Allegri, che rispetto totalmente perché ha vinto tutto quel doveva tranne le due finali di Champions League, debba dare qualcosa in più dopo un anno e mezzo di progetto. Fosse partito quest’anno capirei le difficoltà, ma dato che siamo alla seconda stagione quello che è successo soprattutto in Europa è stato il punto più basso negli ultimi 15-20 anni. Finire il girone di Champions con 3 punti non era mai successo e non ha scusanti. E’ vero che le assenze sono state tantissime, ma con quel c’era poteva far meglio anche in campionato nelle partite con Monza, Salernitana, Sampdoria e Fiorentina. Si è vista una Juve troppo indecifrabile per troppe settimane all’inizio della stagione. Allegri è un grandissimo incassatore e gestore, un uomo di esperienza massima di calcio, ma un mese e mezzo fa mi fosse stato chiesto cosa penso di lui, avrei risposto che ero contrario alla sua permanenza. Adesso stiamo andando meglio, ma non è soddisfacente essere in Europa League a 10 punti dalla prima».
Un Conte bis è possibile?
«Lo vedo possibile. Dalle conoscenze che ho so che Antonio reputa la Juve come casa sua e prima o poi vorrebbe tornare. Però se si perde tempo senza fargli un contratto subito per l’anno prossimo rischiamo di rimanere nella stessa situazione. E quindi o si tiene Allegri per un’altra stagione con il contratto che tutti conosciamo o bisogna cercare una soluzione diversa che mi troverebbe altrettanto contrario. A meno che non si prende un allenatore che sa veramente far ripartire le squadre come, appunto, Conte o Spalletti o un De Zerbi che è bravo coi giovani, ha idee chiare, prepara le partite benissimo e in modo offensivo.Ora però alla Juventus manca il Dna della Juventus, è questo il problema».
In questo senso una figura come Del Piero, sullo stile di Maldini al Milan, potrebbe essere una soluzione?
«Sono d’accordo. Quando la Juve è tornata a vincere lo ha fatto con un uomo che conosceva benissimo il Dna della Juventus, cioè Conte. Lui ha fatto capire che questa squadra non poteva più vivere stagioni come erano state quelle precedenti il suo arrivo con i due settimi posti. Bisogna riportare la juventinità. Allegri è stato bravissimo in questo periodo a incassare e trasmettere serenità al gruppo perché ha una grandissima esperienza e nessuno mette in dubbio il suo operato passato e presente, ma se bisogna ricostruire con i giovani, io mi affiderei ad un altro allenatore».
Come si spiega il paradosso delle 6 vittorie di fila in campionato nel momento in cui la squadra è stata letteralmente decimata dagli infortuni?
«E’ il paradosso della progettazione sbagliata. In estate si parlava di ripartire dai giovani, poi è stato sconfessato tutto per prendere giocatori pronti che voleva Allegri. E’ vero che le assenze di Chiesa, Pogba e Di Maria sono state pesanti e a rotazione si sono aggiunte quelle dei centrali difensivi, dei terzini e dei centrocampisti, ma se non c’è un’idea di gioco e quando mancano questi giocatori si va in difficoltà. Non c’è uno stampo chiaro di squadra come lo hanno Milan e Napoli che, se hanno delle assenze, riescono ugualmente a giocare. Guarda caso alla Juve i giocatori sono venuti fuori nel momento in cui non c’era più niente su cui attingere. Non è che Fagioli lo scopre Allegri…Fagioli lo scopre la Juventus quando mancano tanti giocatori e Allegri è costretto a metterlo in campo».
Chi sono i flop e top del mercato per Oppini?
«Di Maria ad oggi è stato un flop. E’ vero che ha fatto belle giocate in quelle pochissime volte in cui c’è stato, ma è anche vero che a Monza ha preso quel cartellino rosso e è mai stato fisicamente al 100%. Adesso in Nazionale si è visto cosa è riuscito a dare con la sua qualità tecnica. Nessuno mette in dubbio le sue giocate, ma questa squadra è venuta fuori dalle difficoltà con quello che c’era in casa prima e con Bremer che secondo me è il top del mercato. Il brasiliano è un grandissimo acquisto e non mi fa rimpiangere assolutamente De Ligt. La Juve è riuscita a fare una plusvalenza con un giocatore che un ingaggio molto più basso dell’olandese. E da lì a fare altro mercato. Con il ritorno alla difesa a tre, poi, si è rivisto cosa vuol dire avere Bremer che con Danilo forma una coppia eccezionale. Non a caso la Juve ha la miglior difesa del campionato».
L’exploit di Fagioli l’ha sorpresa?
«Da mesi spingevo affinchè giocasse. Mi risultava difficile capire perché un giocatore del suo livello, col campionato che ha fatto alla Cremonese l’anno scorso, non potesse mai subentrare non a Marchisio, Pirlo, Pogba o Vidal, ma a gente come Locatelli, McKennie e anche a Rabiot che fino a qualche settimana fa non stava facendo bene».
E’ Rabiot l’uomo in più di quest’anno?
«Rabiot adesso è un altro giocatore. E ci metto anche Kostic che all’inizio è partito un po’ col freno a mano tirato perché secondo me ci vuole sempre un periodo di ambientamento. Ora, però, è un elemento importantissimo. Il serbo potrebbe addirittura giocare con Chiesa, invertendo i lati».
Kean da attaccante più criticato a uomo decisivo nel finale di 2022: la Juve può puntare su di lui per il futuro?
«Ci sono giocatori della Juve che nell’ultimo mese hanno preso una forma fisica completamente diversa rispetto a prima. Kean ha perso 6 chili e il rendimento si vede. E’ inutile parlare di calcio se non si va prima a parlare di atteggiamento fisico e tattico che si danno in allenamento. Gli ex giocatori come De Ligt e Zakaria raccontano che a Torino si lavora con un’intensità pari allo zero e questo è un problema dello staff scelto dall’allenatore per preparare i giocatori. Anche qui Allegri ha una responsabilità: se i giocatori entrano in condizione a novembre e non a settembre è un problema. Parlando con alcuni ex giocatori mi dicono che non è possibile che i giocatori ora non vengono controllati quando loro, 30 anni fa, venivano pesati il mercoledì e giovedì, prima delle convocazioni. All’epoca se uno era 5-6 chili sopra non giocava, era molto semplice…».
Come interpreta la gestione di Allegri con Bonucci?
«Ad una diretta a 7Gold di quest’estate dissi che avevo ricevuto un’avvisaglia da Torino per cui Bonucci non sarebbe stato più titolare e che Allegri glielo aveva comunicato. Il perché all’inizio non lo sapevo e non capivo come potesse rimanere fuori nella difesa a 4. Poi in realtà si è capito. Allegri ha fissi Danilo e Bremer e poi alterna Alex Sandro, Bonucci e Rugani. Su Bonucci non so come andrà a finire, penso dipenderà dal modulo che sarò utilizzato. A 4 tornerà tornerà fisso, ma con alcuni problemi fisici e a 3 lo vedo un po’ fuori anche se resta un cambio di esperienza perché ha leadership, sa gestire situazioni difficili e non ha paura delle partite che “scottano”. E’ comunque ottimo averlo in panchina».
3-5-2 o 4-3-3: che Juve proporrà Allegri dal 2023?
«E’ la domanda che ci poniamo tutti. Ritrovata la solidità difensiva col 3-5-2, andare a toccare quel modulo sarebbe rischioso. Un conto è farlo con i cambi a disposizione, un conto senza. Ora Allegri è stato bravissimo a fare di necessità virtù e a rimettere la squadra con lo schema classico. Sono stati gli stessi Bremer e Danilo a raccontare di aver chiesto in allenamento di tornare a giocare con quel modulo. Allegri è stato bravo ad accogliere questa idea arrivata dallo spogliatoio e a portarla avanti, anche perché la conosceva benissimo. Da qui a gennaio io incrocio le dita perché non perdiamo nessun giocatore. La speranza è che, a differenza di prima in cui si doveva attingere all’Under per mettere in campo 11 titolari, si potrà togliere Locatelli e mettere Paredes dalla panchina, togliere Kostic e mettere Chiesa, togliere Di Maria e far fare a Cuadrado l’esterno alto perché può farlo ancora benissimo, togliere Vlahovic e mettere Milik. Averli è diverso che non averli. Ci saranno delle soluzioni differenti alla ripresa del campionato».
Ci sono anche speranze per lo scudetto?
«Sono rimasto scottato dai due anni di Ancelotti dove la Juventus aveva 9 punti di vantaggio su Lazio e Roma a 5-6 giornate dalla fine… I 10 punti dal Napoli non li vedo come un limite invalicabile. E’ ovvio che se continua a giocare così, è un problema per chiunque. A gennaio ci sono Inter-Napoli e poi Juventus-Napoli che saranno decisive. Se la squadra di Spalletti le vince, ovviamente taglierebbe fuori Inter e Juventus . Ora c’è il Mondiale, ma questa cosa di chi perde più o meno giocatori lascia il tempo che trova perché alcuni potrebbero rientrare subito, altri arrivare fino in fondo e addirittura tornare fisicamente meglio di altri che sono stati fermi. Non si può conoscere la situazione perché non c’è mai stata. Per questo, in una stagione del genere, dico di stare attenti a tutto perché potrebbe succedere qualsiasi cosa in Serie A. Anche perché fermare il Napoli, adesso come adesso, è un vantaggio per tutti: più di così non poteva fare!».
L’Europa League è un’opportunità o un pericolo?
«Sarò impopolare. Per me l’Europa League è un rischio troppo grande. Giocare il giovedì sera senza avere la possibilità certa di poter recuperare per la domenica diventa un rischio. E’ vero che vincere l’Europa League porta alla qualificazione in Champions, ma per riuscirci ci sono 8 partite da fare. E se poi si arriva magari in semifinale, ma si è sesti in campionato, se si perde anche l’Europa League poi ci si ritrova anche senza Champions League. Io dico una cosa: guarda caso la Juve uscita dalla Champions ha ricominciato a camminare e poi correre… Io l’avrei preferita fuori dall’Europa anche perché con 3 punti nel girone, sinceramente, non meritava di giocare ancora in Europa. Per alcuni ci è andata di fortuna, per altri è stata una fortuna. Secondo me l’Europa League è una competizione che rischia di complicare i piani di una squadra che si sta ricostruendo, visto che la Juve non è una squadra fatta e finita. Staremo a vedere».
Si ringrazia Francesco Oppini per la cortesia e la disponibilità mostrate in occasione di questa intervista