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Partenza Juve, i fantasmi del 2015/16: i ruoli, il mercato e le scelte di Allegri
Esordio casalingo amaro per la Juventus di Massimiliano Allegri: flop dopo l’addio di CR7. Il sinistro ricordo del 2015/2016
Esordio amaro all’Allianz Stadium per la Juventus di Massimiliano Allegri, alla sua seconda esperienza sulla panchina bianconera dopo il quinquennio pieno di successi. Stagione che non è partita sotto la migliore stella: 1 solo punto in due partite e l’addio “rapido e doloroso” di Cristiano Ronaldo, fuggito da Torino il 27 agosto 2021 e tornato al Manchester United, club che lo ha fatto diventare CR7. Quel CR7 che non sarà più, visto che la maglia brand del portoghese è occupata da Edinson Cavani.
Tornando alle faccende di casa Juventus, quella vista contro l’Empoli doveva essere una squadra vogliosa di dimostrare che si può andare avanti senza la stella da 31 milioni all’anno e da 101 gol in bianconero in tre anni. Niente di tutto questo: una Juve compassata, senza idee di gioco e con tanti errori tecnici. L’unico giocatore all’altezza dell’Allianz Stadium ieri sera è stato Federico Chiesa, sostituito al 66′ da Kulusevski. La sua faccia in panchina ha fatto tanto rumore e se si pensa alle parole di Allegri post Atalanta (CLICCA QUI PER LEGGERE LE DICHIARAZIONI) all’orizzonte si preannuncia una stagione ad ostacoli per il campione d’Europa. Tornando alla gara contro l’Empoli, molti rivedono nell’avvio della Juventus 2021/22 quella della Juventus 2015/16, sempre con Allegri in panchina.
Partenza ad handicap: stesso copione sei anni dopo
Basta Allegri a questa Juve? Le prime due partite ufficiali danno esito negativo alla domanda e confermano la fragilità difensiva della Juventus: porta inviolata solo contro la Juventus Under 23 in questo avvio di Allegri bis, con reti subite in amichevole e nelle gare ufficiali. Sono tre i pallon che Szczesny ha dovuto raccogliere dal sacco e quello di Mancuso sancisce la decima sconfitta in campionato all’Allianz Stadium, la terza solo nel 2021. Sommando alla sconfitta contro l’Empoli il pari con rimonta subita a Udine, la Juve al momento ha collezionato solo 1 punto in due partite. Solo in tre stagioni la Juventus non ha trovato una vittoria nelle prime due gare stagionali: 2010/2011 e 2015/2016. Non volendo rispolverare la stagione da incubo di Luigi Delneri, molte sono le analogie con la Juventus 2015/2016, quella capace di vincere un clamoroso Scudetto in rimonta contro il Napoli. La partenza fu anche peggiore.
Il 23 agosto 2015, al minuto 78′ di Juve-Udinese, Thereau gelò lo Stadium col tap-in sotto porta a battere Buffon. Prima gara della Juventus in quel campionato di Serie A e sconfitta a sorpresa, con lo stadio ammutolito. Una settimana dopo, Roma-Juve 2-1 fu risolta da Pjanic e Dzeko: l’attaccante bosniaco, a lungo accostato alla Juve e ora all’Inter, sovrastò Chiellini e bucò Buffon in un gol che sembrava l’emblema della fine della Juve schiacciasassi dei 4 Scudetti consecutivi. Dybala siglò il gol della bandiera e la storia poi parla da sè: la Juve, con un impressionante girone di ritorno, vinse il suo quinto titolo italiano consecutivo lanciandosi poi verso un’altra stagione piena di record. Cosa c’è di simile? I tifosi della Juventus, a questo punto, si augurano almeno che si ripeta il finale. La Juventus vista contro l’Empoli però è una delle peggiori ammirate allo Stadium: poche occasioni, poco gioco e poca convinzione. Non il modo migliore per rispondere all’addio rumoroso e silenzioso di CR7: la Juve è mancata nei suoi uomini-simbolo, Dybala e Bonucci per primi.
Allegri ha invocato la gioventù della squadra come possibile alibi della partenza a rilento. Il gruppo è praticamente quello dello scorso anno, con l’aggiunta di Locatelli entrato solo nel finale di gara. La carta d’identità parla chiaro: 27,1 l’età media dei calciatori in campo, 27,6 quella complessiva della rosa, la quarta più “vecchia” in Serie A. Dunque, la carta dell’inesperienza non regge e sicuramente la sosta per le nazionali fornirà al gruppo di Allegri il tempo necessario per assorbire l’avvio ad handicap e l’addio di Ronaldo gestito male, da tutte le parti.
Mercato in extremis e ruoli sperimentali
Nel 2015, dopo la finale di Berlino, la Juve cambiò volto: via Vidal, Pirlo, Tevez, Coman, Pepe e Matri, a Torino arrivarono Mandzukic, Zaza, Dybala, Khedira, Alex Sandro, Lemina, Hernandes e in extremis, Juan Cuadrado. Il colombiano, 300 presenze in Serie A ieri sera, giocò la sua prima gara contro la Roma, 5 giorni dopo il suo passaggio ufficiale in bianconero. Solo 14 minuti più recupero che fecero capire l’essenzialità di Cuadrado, confermata negli anni. E lo stesso copione sembra ripetersi anche quest’anno: arrivo in volata di Locatelli che ha giocato qualche scampolo di gara contro Udinese e Empoli, e addio lampo di CR7 dopo le rassicurazioni di Allegri e Nedved.
Al posto di Locatelli, se Allegri deciderà di schierarlo centrale di centrocampo, ieri sera è stato impiegato Danilo. Non una novità per il brasiliano che aveva ricoperto già quel ruolo, in situazioni di emergenza, con Andrea Pirlo. Non è stata del tutto convincente la prova di Danilo come opache sono state le varie prove di Ramsey davanti alla difesa. Basti pensare che nel 2015/2016 Allegri schierò nelle prime due gare, al centro del campo, Simone Padoin con Sturaro/Pereyra e Pogba ai lati. McKennie, schierato in una posizione fluida con Dybala e Chiesa non ha convinto e l’ingresso di Bernardeschi è stato negativo. L’impressione è che ci sia tanto lavoro da fare, integrare al più presto Locatelli entrato bene ieri sera e non ricorrere all’Hernanes di turno, come nella arcinota stagione della rimonta di 6 anni fa.