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Perché Euro 2020 è stato un evento importante per lo sviluppo del calcio italiano?
Questo Europeo così strano e particolare ha inaugurato una formula nuova, che sicuramente è stata apprezzata dal pubblico, che per tanti motivi si è riversato negli stadi a sostenere i propri beniamini.
E in più, fino a questo momento – stiamo scrivendo nei quarti di finale – ha saputo regalare emozioni inaspettate, con l’eliminazione a sorpresa di diverse “corazzate” calcistiche e l’emersione di una caratteristica principale: il gioco di squadra.
Dal campione allo squadrone
Certo che avere nelle proprie file giocatori quali Ronaldo o Lukaku ti fa vincere le partite, ma può fartele anche perdere – come è successo con lo sfortunato Mbappé, che forse farebbe bene ad ascoltare la famosa canzone di De Gregori per consolarsi.
Insomma: quello che vogliamo dire è che non basta avere uno squadrone forte e farcito di stelle come era la Francia, data da tutti come favorita, ma che si è arenata contro la coriacea Svizzera che invece ci ha creduto fino in fondo.
Quello che importa davvero è avere uno squadrone, composto da ottimi elementi, ma che magari non sono queste grandissime star. Se ci pensiamo, una delle squadre più vincenti di qualche anno fa, la famosa Inter del triplete, faceva di un collettivo possente, unito da una struttura di gioco indovinata e magistralmente orchestrata da Mourinho, la sua arma principale.
L’Italia di Mancini
Il nostro CT ha sicuramente fatto tesoro dell’esperienza passata quando si è trovato a dover ricostruire una squadra da esperienze non propriamente esaltanti. E l’ha fatto seguendo proprio la ricetta di Mourinho: sviluppare un grande collettivo che potesse assicurare stabilità e crescita omogenea del team, senza cedere alle lusinghe di affidarsi all’uomo-partita. Proprio perché, nell’Italia del 2021, l’uomo-partita non c’era.
Con una visione a lungo termine, Mancini ha saputo trovare in questa formula – una squadra da 26 titolari – la chiave di volta per creare un collettivo basato sulla collaborazione e sull’alternanza, in modo da far crescere la squadra e dare la possibilità di mostrare le proprie capacità a tutti i convocati – e ha mantenuto la sua parola con i fatti. Fino a oggi, praticamente l’ottanta per cento dei giocatori italiani sono scesi in campo dal primo minuto, e comunque quasi tutti hanno avuto la possibilità di calcare il campo.
Un esempio virtuoso per i club
Al momento non sappiamo ancora cosa farà l’Italia contro i Diavoli Rossi, ma quello che è certo è che l’esperienza di Mancini, che negli anni del suo lavoro è riuscito a costruire un vero team, è importante per mostrare un sentiero. Troppo spesso le squadre nazionali hanno pensato di risolvere i loro problemi strutturali con la ricerca del “fenomeno” – per poi scoprire che a volte, quel calciatore era sì eccezionale, ma non riusciva a essere efficace nel gioco della squadra.
Inoltre, Mancini ha saputo inserire in modo naturale e armonico dei giocatori di esperienza e delle nuove leve di talento, che molto ancora potranno dare in futuro nella maglia azzurra. E questo è il tipo di progetto di sviluppo che ci piace.
Anziché sbarcare il lunario, ha mirato in alto, costruendo delle solide basi che potranno portare l’Italia verso traguardi importanti nei prossimi dieci anni. E tutti i club dovrebbero prenderne esempio, e soprattutto seguirlo.
In sintesi
● Dal campione allo squadrone
● L’Italia di Mancini
● Un esempio virtuoso per i club