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Perin: «Rifiutare la Juve è da folli, il bagaglio che ti dà non ha prezzo»
Mattia Perin, portiere del Genoa, parla dell’esperienza alla Juve durata un anno e mezzo: le sue parole
Intervenuto in diretta Instagram con Gianlucadimarzio.com, Mattia Perin ha parlato dell’esperienza di un anno e mezzo vissuta alla Juve. Le parole del portiere.
PUNIZIONI PJANIC – «Mi divertivo con lui, quando hai la possibilità di allenarti uno così è un bene perché non tutti le tirano così. Sei avvantaggiato».
GENOA – «Ho sempre detto che devo tanto al Genoa e quando si è creata la possibilità di poter dare una mano alla squadra l’ho fatto. Venivo da nove mesi di inattività, l’anno prima avevo giocato 9/10 partite. Mi ha dato fiducia, avevamo bisogno l’uno dell’altro e sono contento per come stanno andando le cose. Mi dispiace che è stato interrotto il tutto. Quando mi ha chiamato il presidente mi ricordo che era il giorno prima del mio matrimonio e ho detto subito che non avevo bisogno di pensarci. A qualcuno può aver dato fastidio che io sia andato via ma rifiutare una squadra come la Juventus è da folli, ma non solo per la possibilità di giocare in una delle più forti al mondo, ma perché il bagaglio che ti dà e che ti porti via non ha prezzo. Non c’è valore per quello che impari nel vivere lo spogliatoio. Quello che ho imparato me lo porterò dentro e sarà un plus per me».
JUVE – «Impari tanto, vedi i campioni che sono veramente maniacali nella cura del loro corpo, e anche in campo. Non conta solo l’allenamento ma conta uguale quello che si fa prima e dopo e c’è una cura veramente maniacale. C’è una mole di lavoro incredibile e quando vai lì capisci che non si è campioni per caso. Uno può nascere con del talento ma rimanere a quel livello ha un lavoro dietro che i non addetti ai lavoro e i tifosi non capiscono. C’è un sacrificio alto».
ALLENAMENTO JUVE – «Arrivavo un’ora prima e trovavo giocatori come Chiellini, Pjanic, Khedira, Bonucci, Cristiano in palestra. E allora dici: “Ma allora arrivo anche io due ore prima”».
RONALDO – «Lui spesso si ferma a calciare a fine allenamento. Ogni fine allenamento lui, Paulo, Cuadrado, Bernardeschi, Bonucci, si fermano a calciare e fanno le sfide tra di loro. Abbiamo fatto tanti allenamenti sui tiri in porta. È stata una bella scuola. Consigli? Sì, era eccezionale. Non si è campioni per caso, si deve raggiungere un livello umano, intellettivo ed emotivo».
FUTURO – «Ci sono tante possibilità, bisogna parlarne. Non si sa veramente il futuro ma rimanere al Genoa è un’opportunità, non si chiude nessun portone. Questa è casa mia».
EUROPEO – «Sapendo che era molto difficile la convocazione ci credevo già quest’anno. C’è molta competizione, ci sono molti portieri forti, ma se non credessi di poter lottare per la Nazionale non avrei così tanti stimoli. Ogni volta che torno mi sento forgiato, l’allenatore mi conosce e vedrà chi meriterà. Lui è molto meritocratico, mi giocherò le mie carte. È normale che punto ad andare in Nazionale».
RONALDO O MESSI – «Cristiano».
PORTIERE DI RIFERIMENTO – «Ora il più forte è Alisson. Ci metto Ter Stegen, anche Szczesny è di un valore incredibile e secondo me è sottovalutato».