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Pjanic: «La voglia di migliorarmi mi ha portato alla Juve»
Miralem Pjanic ha parlato da un evento tenutosi all’Allianz Stadium: le parole del centrocampista bianconero
Oggi Miralem Pjanic è stato protagonista di un evento tenutosi all’Allianz Stadium in collaborazione con Randstad. Il centrocampista bianconero ha parlato dal palco dell’evento: queste le sue parole.
CALCIO – «Il pallone è stato il mio primo gioco perché avevamo difficoltà e mio padre poteva comprarmi poche cose. Io sono nato in Bosnia e poi sono andato in Lussemburgo dove lo sport non è ai massimi livelli quindi era difficile pensare di diventare un calciatore professionista. Per me giocare a calcio era un sogno e un obiettivo. Verso gli 8-9 anni ho realizzato che forse ero più bravo di altri e giocavo sempre con i più grandi. Piano piano ho avuto obiettivi più seri e grandi squadre iniziavano a seguirmi. Il primo vero passo è stato lasciare casa mia per andare in Francia. Andar via a 13 anni da casa non è una cosa semplice. Da qui ho iniziato a ragionare diversamente. Guardavo lo stadio e speravo di giocarci presto dentro. Io guardavo sempre mio papà che era bravo a giocare a calcio, lo seguivo da sempre. È stato un grande esempio come papà e come persona».
CARATTERE – «Anche nelle difficoltà sono sempre riuscito a combattere. Saprò sempre da dove vengo. È importante ricordare le origini: questo è quello che mi hanno insegnato i miei genitori. Il rispetto e ascoltare persone più anziane mi ha portato avanti. Sono sempre stato maturo».
GUERRA – «Mio padre ha deciso di lasciare la Bosnia perché c’era la guerra. Non ci volevano far lasciare il Paese. Vedevo mia mamma piangere, ho iniziato a piangere anche io e ci hanno concesso il permesso di lasciare il Paese».
NAZIONALE – «Sul lato sportivo la scelta migliore sarebbe stata la Francia. Ho scelto a 19 anni e la pensavo in modo diverso. Quando giocavo a Lione il presidente mi ha chiamato e mi ha detto che volevano farmi entrare in Nazionale ma poco prima mi aveva chiamato la Bosnia e quello era il mio sogno. A 13 anni sono andato a vedere una partita della Bosnia dal Lussemburgo e abbiamo perso, ma ho visto lo stadio strapieno, pieno di passione e amore, ed era straordinario. Per me era un sogno giocare per quella gente. Già a 17 avevo scelto di voler giocare con la Bosnia. Ho detto “grazie” all’allenatore della Francia e ho giocato per la Bosnia».
CONSIGLI – «È molto importante come e cosa mangi. Negli ultimi anni ho cambiato qualcosa e sono migliorato. Devi sempre star bene sul campo e con la testa. Una cosa molto importante nel mondo del calcio è il rispetto».
FUTURO DA ALLENATORE – «Magari in futuro potrò allenare, ma adesso fatemi giocare!»
JUVE – «Allegri è riuscito a gestire bene questo gruppo e non è semplice. Il nostro è un gruppo fantastico e riesci sempre a vincere, vuol dire che tutto va bene. Lui è sempre riuscito a far funzionare tutto bene».
TALENTO – «So bene che non sono il più veloce e quello che fa 10 doppi passi e roba del genere. Ci sono altri giocatori capaci di far quello. Io sono stato abbastanza lucido a capire quali sono le mie qualità e gioco con quelle. Capisco se un giocatore è intelligente da come richiede la palla: a volte basta uno sguardo. Hai talmente tanta pressione che devi essere molto forte mentalmente. La testa ti fa avanzare. Ci sono periodi buoni e meno buoni. Non penso che un Cristiano Ronaldo non abbia concentrazione. Ho sempre provato a lavorare e migliorarmi. Voglio arrivare al massimo, lavorerò ancora di più. Questa voglia di migliorarmi mi ha portato alla Juve».