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Première e calcio femminile: un pomeriggio di 2 anni fa ha cambiato tutto

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Due anni fa la Juventus Women ospitava la Fiorentina allo Stadium per la Première: quella gara ha cambiato il calcio femminile

Spartiacque. Probabilmente se ci venisse chiesto di definire con una sola parola quanto successo nel 2019 allo Stadium, in un giorno di due anni fa, questa sarebbe la parola più adatta. È il 24 marzo e la Juventus Women ospita la Fiorentina nell’impianto della prima squadra maschile. La gara è tra le più importanti del calcio femminile italiano e vale una buona parte di scudetto. La società, complice la pausa Nazionale maschile, decide di mettere a disposizione lo Stadium. Biglietti che vanno a ruba e spalti gremiti: di tifosi, quel giorno, ce ne sono 39 mila a tifare.

La Juve porta a casa i 3 punti e ipoteca lo scudetto, poi vinto qualche settimana più tardi, ma vince anche il calcio italiano. Da quella gara, il movimento del femminile cambia rapidamente, dal punto di vista della visibilità ma anche da quello normativo. Qualche mese dopo quella gara arriva il Mondiale, che rappresenta l’apice del movimento – almeno fino a quel momento – con tutta Italia davanti alla tv per tifare le azzurre. Visibilità – anche grazie al colosso Sky – ma anche riconoscibilità: da quel momento tutte le giocatrici cominciano a diventare volti noti, sempre più conosciute dal pubblico.

La Première sdogana poi i grandi stadi: non è un caso che dopo quel 24 marzo, anche San Siro, il Castellani di Empoli, il Franchi e nuovamente lo Stadium comincino ad ospitare le gare di calcio femminile. Le società comprendono la necessità di dare grandi palcoscenici a grandi sfide, e nonostante l’inevitabile assenza di pubblico, aprono gli impianti anche alle donne.

La novità più importante riguarda però il professionismo. Tanto agognato e discusso, dalla stagione 2022/2023 il calcio femminile italiano raggiungerà questo importantissimo status, che rappresenterà non tanto un traguardo, quanto un punto di partenza. Più tutele e più riconoscimenti per le atlete, che finalmente potranno firmare contratti di lavoro sportivi e diventare a tutti gli effetti professioniste. Due anni dopo, qualcosa è cambiato.

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