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Reichart: «Club curiosi, la Superlega meglio della nuova Champions»
Bernd Reichart, CEO di A22, ha parlato così della nuova Superlega dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea
Bernd Reichart, CEO di A22, ha parlato così a Tuttosport della nuova Superlega.
COSA STA CAMBIANDO – «Penso che ogni club abbia capito che la sentenza ha le potenzialità di cambiare le regole in loro favore e dare loro maggiore controllo. Possono essere padroni del loro destino e soprattutto di scegliere, senza l’obbligo di rispondere a un monopolista. Parecchie società europee hanno messo al lavoro i loro uffici e i loro consulenti legali per capire quali sono i margini di manovra che la sentenza ha delineato. Tutto questo assomiglia molto alla situazione del post sentenza Bosman, ci vollero un paio di mesi perché tutti si rendessero conto di quanto fosse effettivamente rivoluzionaria».
ATTEGGIAMENTO DEI CLUB – «Società che prima erano più riluttanti, adesso hanno un approccio più curioso. Ci dicono: abbiamo visto che avete reso pubblico il format della competizione, vorremmo capirne di più. In molti ci ribadiscono la loro necessità di diventare più digitali e globali; per questo si interessano al progetto Unify, la piattaforma digitale che trasmetterà le partite e non solo».
UNIFY – «Beh, non è vero che non lo hanno fatto. Il calcio gratuito esiste, per esempio la finale di Champions è in chiaro ovunque. E in generale l’attuale modello televisivo è basato sulla vendita di pubblicità e sugli abbonamenti, che sostanzialmente è anche il nostro il modello. Con la differenza che la nostra competizione offrirà fin dalla prima fase partite molto più interessanti e affascinanti, che quindi attrarranno centinaia di milioni di spettatori direttamente sulla nostra piattaforma consentendo ricavi pubblicitari sufficienti a offrire le partite gratis. In fondo, il nostro è il modello più diffuso nelle aziende che operano in modo diretto con gli utenti: ci sono quelle con un approccio gratuito con l’introduzione della possibilità di abbonamento per avere più servizi, per esempio Spotify. Oppure quelle con un approccio a pagamento, ma nel quale esiste una versione con la pubblicità per abbassare il costo dell’abbonamento come Netflix o Disney+. Ciò che è ovvio è che in questo momento il calcio sta perdendo pubblico perché è troppo costoso in molti Paesi europei e questo lo rende meno accessibile, soprattutto ai giovani. Il modello di ricavi della nostra piattaforma si basa sulla pubblicità perché Unify è al- lettante per il numero enorme di potenziali spettatori e il fatto di avere un pubblico specifico, nel senso che noi sappiamo chi sta guardando le partite. E questo va incontro alle esigenze dei grandi brand che sono disposti a pagare di più per target già profilati. L’altro lato del business sono i servizi: sappiamo che i tifosi, una volta arrivati sulla piattaforma, possono desiderare qualcosa in più e noi possiamo offrire loro i servizi più interessanti per loro. Un’esperienza migliore, per cui valga la pena pagare».
COSA CAMBIA PER I TIFOSI – «Primo: aumenta il potere dei club. E i tifosi sono tifosi dei club. Non ho mai visto tifosi con la sciarpa dell’Uefa. Non sono tifosi di un ente privato con sede sul Lago di Ginevra, sono tifosi della loro squadra del cuore, probabilmente perché il loro papà lo era e loro vorrebbero tramandare questo amore ai figli. I club con la Superlega hanno la possibilità di pianificare il loro futuro in modo autonomo. Secondo: hanno la possibilità di vedere il miglior calcio del mondo gratis».
SUPERLEGA MEGLIO DELLA CHAMPIONS – «Rinforzerà la loro stabilità economica. Darà loro la forza di programmare, perché nel nostro sistema possono contare su un minimo di 14 partite e su un ricavo fisso, con meno rischi di non averlo per la mancata qualificazione, perché potranno accedere dal campionato nazionale oppure potranno rimanere nella Superlega con una buona stagione internazionale. Così al fianco dei ricavi del loro campionato nazionale, che continuerà a esistere e a rappresentare la parte importante del loro budget, potranno avere un ricavo più stabile e meno aleatorio dalla competizione internazionale. Con il sistema attuale, c’è il paradosso che se raggiungi la finale di Champions League, quindi sei protagonista di una grande stagione internazionale, potresti non fare la Champions l’anno successivo perché non ti sei piazzato nel campionato nazionale».
RAPPORTO CON LA FIFA – «La nostra iniziativa è stata bloccata dall’Uefa, che è il monopolista delle competizioni europee e ha minacciato con sanzioni durissime i club che hanno portato avanti la proposta. Nella percezione comune, quindi, l’oppositore al nostro progetto è l’Uefa. La Fifa è un attore importante dello scenario, per esempio, per la questione del calendario, vogliamo collaborare con il sistema esistente, la nostra non è una iniziativa per scappare dal sistema, noi vogliamo contribuire in modo produttivo per risolvere i problemi più urgenti del calcio dentro il sistema e dentro il calendario che, in definitiva, è un potere della Fifa»
CHIAMATE DEI CLUB E CEFERIN – «Beh, vengono da settanta anni di monopolio, lo vogliono difendere e hanno un certo arsenale per farlo. La Uefa, all’epoca, aveva dichiarato che “andava in guerra” – questa è la frase che ha scelto usare – contro alcuni dei più grandi club del mondo, che hanno avuto bisogno della Corte Europea per difendersi da quelle minacce. Il modo con cui si è difesa la Uefa nel 2021 continua a fare paura oggi, perché l’Uefa è un’entità con troppi cappelli, non c’è alcuna separazione dei poteri e in certi frangenti l’Uefa ha anche maggiore potere dei governi nazionali. E questo è sotto osservazione, ora che la sentenza della Corte di Giustizia è diventata una legge europea a tutti gli effetti. Ma capisco la situazione dei club che devono gestire questa fase e, giustamente, non vogliono sbilanciarsi pubblicamente».