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Con la salute non si scherza, è l’arte dell’improvvisazione che preoccupa
La posizione della Juve esemplare e coerente: la salute prima di tutto. Marotta cambia versione. Perché non c’è stata una gestione omogenea?
«In questo momento deve prevalere la tutela della salute pubblica». Era stata chiara sin dall’inizio la posizione della Juventus, e in particolare del presidente Andrea Agnelli di fronte all’emergenza Coronavirus. Giocare il derby d’Italia, il match più atteso dell’anno e con un peso specifico non indifferente nella corsa Scudetto, sarebbe stato certamente surreale. Ma di fronte alle restrizioni governative non c’era molto altro da fare se non adeguarsi alle misure di sicurezza dettate dalla comunità scientifica che studia e monitora l’epidemia nazionale.
Convince poco, col senno di poi, la gestione istituzionale del mondo del calcio. Non tanto per aver trovato, seppur tardivamente, una soluzione sulla data di recupero delle gare che si sarebbero dovute giocare a porte chiuse in questo week end. Quanto per un metro di valutazione che non è stato uguale per tutte le squadre. Vero che le indicazioni del Ministero dello Sport si sono sempre concentrate solo su alcune regioni interessate dai casi di contagio del Covid-19, ma è altrettanto vero che la situazione attuale e le soluzioni ultime trovate si potevano prendere con largo anticipo, coinvolgendo a quel punto tutta la Serie A per salvaguardarne la regolarità.
La coerenza della Juve e il cambio di versione dell’Inter
L’improvvisazione rispetto alle decisioni prese, invece, ha creato comunque dei disagi e aumentato la confusione per giorni, esponendo le società senza alcun motivo. La Juve, che è stata esemplare nell’adeguarsi passo passo alle indicazioni delle istituzioni, è stata attaccata per giorni sulla vicenda del rimborso biglietti, malgrado la società avesse esternato palesemente l’intenzione di studiare iniziative in favore degli acquirenti. Mentre l’Inter, nella persona del direttore generale Beppe Marotta, ha corretto in corsa la propria posizione, forse di fronte all’aggiornamento del calendario.
Dopo aver spiegato qualche giorno fa come il pubblico fosse «una componente fondamentale di una partita di calcio, senza si sminuisce valore e emozione», il dirigente nerazzurro nelle ultime ore ha detto di non vedere «altra via d’uscita se non le porte chiuse. Per questo abbiamo chiesto un’assemblea urgente. Dobbiamo salvaguardare l’equilibrio e la competitività del nostro campionato». Perché questo cambio improvviso d’opinione? Insomma, direttore: il pubblico all’Allianz Stadium lo voleva davvero o no? Le ultime parole del presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino spiegano ulteriormente.
Il calcio è della gente, non lo si dimentichi. E’ di quei tifosi che hanno cullato per mesi il desiderio di assistere a Juve-Inter, non badando a spese per viaggio, albergo e biglietto. E siccome con la salute non si scherza (alle 18 di ieri: 1049 positivi al Covid-19, 29 deceduti e 50 guariti), le emergenze vanno affrontate con oggettività anche nella salvaguardia della passione dei tifosi che restano una componente importante nella coscienza del dio pallone. Che questa giornata senza calcio, purtroppo solo in parte, possa tornare utile per una riflessione più attenta su come garantire l’oggettività nella gestione delle emergenze e non far dipendere le decisioni dai sentimenti soggettivi dettati dal momento. Buona domenica.