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La Juve a Roma fa «un passo indietro», ma Pirlo ha già dato mentalità
Segnale forte della Juve, che reagisce allo svantaggio e si fa preferire in dieci contro undici. E Pirlo non cerca alibi
La spedizione romana della Juventus di Andrea Pirlo non è forse quella che ci si augurava. Non tanto per l’esito finale – il 2-2 muove comunque la classifica – quanto per la prova, a tratti poco convincente. Alcuni esperimenti sono in fase embrionale, il centravanti voluto fortemente dal tecnico è appena arrivato e, in linea di massima, c’è ancora molto da migliorare sull’interpretazione dei concetti basilari del nuovo progetto.
EQUILIBRIO. Netta la scelta di Pirlo di attaccare alla forsennata sugli esterni con Kulusevski a destra e Cuadrado a sinistra (entrambi a piede opposto), con Ramsey a supporto di Ronaldo e Morata. Sulla situazione di equilibrio, però, sin dalle prime battute del match ha la meglio la Roma, che regge meglio in fase difensiva e trova campo in contropiede. Il campanello d’allarme suona già in avvio, quando Szczesny deve murare Mkhitaryan, che poi va a segno per ben due volte: su calcio di rigore (concesso per un tocco di mano in area di Rabiot) e su un’altra ripartenza concessa dai bianconeri dopo aver sprecato malamente un calcio piazzato a favore nella metà campo avversaria.
REAZIONE. Un primo grande segnale di forza, Chiellini e compagni, lo danno però nella reazione. I bianconeri non escono dal campo di fronte alla situazione di svantaggio, riordinano le idee all’intervallo e mettono in parità il risultato nella ripresa affidandosi a un ottimo Ronaldo, che firma la doppietta e balza in testa alla classifica marcatori di Serie A. La squadra di Pirlo si fa preferire anche dopo l’espulsione di Rabiot (somma di ammonizioni), in inferiorità numerica dieci contro undici. E anche se c’è tanto da lavorare, il ritorno a casa non è poi così amaro. «Abbiamo fatto un passo indietro ma siamo una squadra in costruzione – spiega Pirlo – Queste partite sono tutte delle prove per vedere giocatori in diverse posizioni». Niente alibi, insomma. Solo predisposizione al lavoro. Mentalità.
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