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Ronaldo Vanin: «Si vedeva che Sarri poteva arrivare in alto. Ecco cos’ha di speciale» – ESCLUSIVA

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Ronaldo Vanin, allenato da Maurizio Sarri al Sorrento nel 2011/2012, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Juventus News 24

La linea del tempo riporta mente e frammenti di vita alla stagione 2011/2012, quando Maurizio Sarri decise di lasciare l’Alessandria e il 7 luglio firmò con il Sorrento. Nuova esperienza in Lega Pro per il tecnico toscano, che in Campania non ebbe molto successo: il 14 dicembre gli venne comunicato l’esonero con la squadra sesta in classifica, sostituito da Gennaro Ruotolo. In quella squadra figurava anche Ronaldo Vanin, terzino destro classe 1983 che attualmente è un punto fermo dell’Alpignano, compagine dilettantistica torinese che milita nel campionato di Promozione. Vanin ha parlato – in esclusiva a Juventus News 24 – dell’attuale allenatore della Juve, raccontando alcuni retroscena e aneddoti della sua esperienza insieme a lui.

Maurizio Sarri si è seduto sulla panchina del Sorrento nel 2011/2012 quando tu ormai vestivi la casacca rossonera da cinque anni. Com’è stato l’impatto con l’allenatore e quali sensazioni ti ha lasciato al suo arrivo?

«Abbiamo avuto poco tempo a disposizione insieme a lui, ma ci siamo trovati benissimo. Se noi giocatori avessimo fatto un passo indietro, con umiltà, ascoltando ciò che diceva ci divertivamo ancora di più. In quel periodo eravamo secondi in classifica in Lega Pro ma, per problemi societari, alla fine è stato esonerato. Dopo un mese di lavoro con lui in ritiro, giocavamo quasi a memoria: per il suo modo di vedere il calcio serviva qualche mese in più, però, per adattarci».

Qual è la particolarità che lo distingue rispetto agli altri allenatori? C’è un ricordo, un aneddoto che ti viene in mente con più gioia legato a quel periodo?

«Sarri cura molto i dettagli. Ricordo che una volta, per una posizione sbagliata del corpo di 10cm durante l’allenamento, ha fermato tutto per far ripetere l’azione! Era molto rigido e, se sbagliavi anche solo un dettaglio della tua posizione, lui arrestava immediatamente tutto e ti correggeva. Per il mio ruolo, quello di terzino, mi ha sempre dato quattro linee di giocata che ormai facevo ad occhi chiusi. Se le prime tre erano coperte, ne avevo un’altra a disposizione. Questo veniva fatto in tutti i ruoli. Ho avuto tanti allenatori, molti erano bravi, ma con lui era diverso: scendevi in campo con tante idee da mettere in pratica».

Leggendo, invece, nel dietro le quinte della persona di Maurizio Sarri, che rapporto è in grado di instaurare con i giocatori? Qual è il clima che riesce a creare all’interno di uno spogliatoio?

«Dentro al campo è molto esigente, sempre alla ricerca della perfezione. Fuori dal campo, invece, è una persona eccezionale. Nello spogliatoio, il gruppo viveva tranquillamente. Ci faceva divertire, creando anche delle piccole ‘competizioni’ in ogni allenamento. Attraverso degli esercizi e delle attività a punti tra noi nelle varie sedute, veniva stilata poi alla fine una classifica. Chi arrivava ultimo pagava, mentre il primo ritirava i soldi…(ride ndr). Era un modo per tenere alta la concentrazione e mantenere viva e sana la competizione. Usciva fuori un po’ una ‘guerra’ in ogni allenamento».

Eccezionale nello spogliatoio ma attento ai dettagli e meticoloso nel lavoro sul campo. In allenamento, su che cosa si concentrava maggiormente il suo occhio?

«Sarri dava spazio a tutto durante gli allenamenti, ma l’aspetto su cui si concentrava di più era la tattica. Tutti i giorni, facevamo all’incirca 40’/50′ di tattica per amalgamare maggiormente le sue idee di gioco, affiancandoli a partitelle ad uno/due tocchi. Lavorava molto anche sulle situazioni da palla inattiva, dunque calci d’angolo e punizioni».

Quanto è stato importante, per il prosieguo della tua carriera, aver avuto Sarri come allenatore?

«È stato importantissimo dal mio punto di vista. Quando entravo in campo potevo giocare addirittura ad occhi chiusi perché preparavamo davvero tutto. Per un giocatore è fondamentale questo aspetto. L’esempio è dato dalle sue stagioni al Napoli, in cui i giocatori dopo i primi mesi iniziavano ad intendersi a memoria. Ora, alla Juve, in alcune partite ho visto la sua mano: contro l’Udinese in Coppa Italia, ad esempio, ho visto i giocatori che si divertivano e ho pensato ‘Questo è il gioco di Sarri’».

Negli anni, poi, è riuscito a scalare le vette fino ad arrivare in Serie A con Empoli e Napoli, poi l’esperienza in Premier League con il Chelsea e ora la panchina della Juve. Ti saresti aspettato a quei tempi che avrebbe fatto quest’importante carriera?

«Si vedeva che lui poteva arrivare in alto. Le sue idee erano devastanti già in categorie inferiori, figuriamoci ai livelli di Serie A e Premier League…».

Si ringrazia Ronaldo Vanin per la disponibilità e la cortesia mostrate in questa intervista

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