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Sarri e gli attacchi alla Juve “senza logica”. Ma dimentica com’è uscito lui dalla Champions

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Sarri torna all’attacco della “sua” Juve, da lui definita “senza logica”. Ma c’è una cosa che forse dimentica

E’ tornato a parlare Maurizio Sarri e, ancora una volta, ha svelato nuovi retroscena sul suo difficile anno sulla panchina della Juventus. Come già successo in passato, nel raccontare la sua esperienza a tinte bianconere il tecnico toscano non si è nascosto mai e anche in questo caso non ha perso l’occasione per togliersi più di qualche sassolino dalla scarpa. Ma andiamo con ordine.

LO SCUDETTO NON FESTEGGIATO

Nella lunga intervista concessa a Sportitalia, Sarri ha sottolineato per l’ennesima volta come, quel suo Scudetto conquistato tra mille difficoltà e con una pandemia in corso, sia stato eccessivamente sottovalutato da tutto l’ambiente. «In quel momento lì la Juve veniva da otto scudetti di fila, aveva fatto due finali di Champions e tutti pensavano fosse naturale vincere lo scudetto e andare avanti in campo europeo». Parole che evidenzianoun certo astio nei confronti di chi quel nono tricolore consecutivo, che ad oggi resta anche l’ultima affermazione della Signora sul trono d’Italia, lo considerava ormai una formalità. Che invece non è stata. Più volte lo stesso tecnico ha infatti parlato di un ambiente apertamente contro di lui, considerato un “nemico” della Juventus dopo i botta e risposta negli anni di Napoli. In pochi gli hanno perdonato i continui attacchi lanciati a Madama, fino ad arrivare a quell’indimenticabile dito medio sfoggiato prima della vittoria del 2018 con gol di Koulibaly. E forse neanche ai piani alti qualcuno aveva dimenticato, tanto che al momento di congedarsi lo stesso mister si fece sfuggire un «I dirigenti della Juventus non sono dei dilettanti, non si basano sul mio futuro per una sola partita». L’ultima frecciata da amico/nemico, prima di tornare l’avversario di sempre.

SARRI E LE “DIFFERENZE MEDIATICHE”. MA QUELLA CHAMPIONS…

C’è poi il discorso Champions da analizzare con più calma. Vero è che il ritorno degli ottavi di finale contro il Lione si giocò in estate inoltrata per il lungo stop dovuto al Covid, che inevitabilmente aveva condizionato lo status fisico di una squadra che però, già prima della “sosta forzata”, aveva mostrato qualche segno di cedimento. Sarri in questo caso ne parla così: «A me è stato rimproverato un percorso in Champions dove ho fatto sei vittorie, un pareggio a Madrid e una sola sconfitta, che con le regole di oggi saremmo andati a supplementari. Con una squadra considerata scarsa ma che se non ricordo male il turno dopo ha mandato fuori il City. Però in quel momento la visione della Juventus era che dovesse essere il top d’Europa, in maniera non del tutta logica, perché all’epoca era decima o undicesima per monte ingaggi e per fatturato in Europa». Vero è che, come accadde l’anno dopo con Pirlo, l’addio alla massima competizione europea fu dettato dall’assurda regola dei gol andata/trasferta, ma altrettanto innegabile è come, nell’andata in terra francese, Ronaldo e compagni avessero disputato una delle peggiori partite di tutta la stagione. Zero pericoli creati e mai la sensazione di poter far male ad un avversario si ostico, ma che sulla carta non era minimamente paragonabile ai campioni d’Italia in carica.

Anche al ritorno non fu certamente una gara da far vedere nelle scuole calcio: Juve ancora sotto per una follia difensiva di Demiral, salvo poi ribaltarla solo grazie alla volontà di Cristiano Ronaldo di non uscire umiliato dal doppio confronto con i transalpini. E proprio quando si parla di CR7 la bilancia tende a pendere verso la società quando, lo stesso Sarri, parla di “visione europea senza alcuna logica”. Hai il più grande marcatore di sempre nella storia della competizione a tua disposizione e non devi puntare al top? Considerando anche gli altri componenti della rosa, come ad esempio quel Dybala poi nominato miglior giocatore della Serie A 2019/20, davvero non si poteva fare di più? In sintesi, qualche differenza mediatica, come è stata chiamata nel corso dell’esclusiva di Pedullà, magari c’è anche stata nel corso degli anni, ma è difficile pensare che Sarri sia esente da colpe per quella che fu un’annata al di sotto delle tante aspettative coltivate nella torrida estate del 2019. E che in molti, magari anche Maurizio compreso, farebbero meglio ad andarsi a rivedere…

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