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Serie A, Casini lancia la rivoluzione: «Così cambierà il calcio in Italia»

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Serie A, Casini lancia la rivoluzione: «Così cambierà il calcio in Italia». Le sue parole ai microfoni del Corriere dello Sera

Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A, in una intervista al Corriere della Sera ha parlato dei suoi progetti per rivoluzionare il calcio in Italia. Di seguito le sue parole.

CULTURA E CALCIO – «Il calcio è anche cultura. Ci sono molti collegamenti storici a testimoniarlo, basti pensare che lo sport ha iniziato a scandire il tempo, il calendario, con le Olimpiadi. Un esempio importante dall’Unesco, con forme di gioco e tradizioni sportive identificate come patrimonio culturale intangibile dell’umanità». 

RISTORI – «No e ne abbiamo parlato. Per lo spettacolo, governo e Parlamento hanno stanziato risorse perché c’era una categoria molto vasta di imprese e lavoratori in difficoltà. Per il calcio, non mi aspetto che oggi lo Stato eroghi ristori, ma che aggiorni le regole affinché non siano frenati i ricavi. Mi riferisco alla vendita dei diritti tv all’estero, ora limitata da molti paletti. Ma anche ai maggiori introiti da giochi e scommesse. In altri Paesi, una parte delle risorse di lotterie e giochi vanno allo sport, oltre che alla cultura. Sarebbe auspicabile che ciò avvenisse anche in Italia».

PROBLEMA STADI – «Occorre far comprendere che uno stadio non è solo un campo di gioco, ma anche uno strumento di rigenerazione urbana e un mezzo per migliorare l’efficienza energetica e un hub tecnologico. Costruire nuovi impianti non è un problema locale, ma nazionale: serve una cabina di regia permanente, a guida governo, con il Coni, la Figc, le Leghe, l’Istituto per il credito sportivo e le amministrazioni coinvolte. Certo, un grande evento come un’Olimpiade, un Mondiale o un Europeo sarebbe un acceleratore». 

PERCHE HA ACCETTATO – «Ho capito che avrei avuto l’opportunità di essere utile alla Lega e, quindi, anche al Paese. Per ritmo e impegni di lavoro, la mia vita si è un po’ alleggerita. Ma è aumentata la popolarità ed è come avere sempre un megafono in mano. Sto cercando di conviverci». 

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