Tavecchio: «Ventura? Io avevo scelto Donadoni. Avrei dovuto accontentare Conte...»
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Tavecchio: «Ventura? Io avevo scelto Donadoni. Avrei dovuto accontentare Conte…»

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Tavecchio torna sulla mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali attaccando nuovamente Ventura e ammettendo il rimpianto Conte

Carlo Tavecchio è tornato a parlare ai microfoni della Gazzetta dello Sport tornando sulla mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di Russia 2018: «Se fa male vedere la Svezia agli ottavi? Al contrario, ci ha dato un grosso alibi, troppi l’hanno sottovalutata. Io lo ripetevo fin dal sorteggio che non ci era andata bene, mi prendevano per matto e sostenevano che la Grecia sarebbe stata peggio. Non era il Brasile? Certo. Se non segni, hai sempre torto. Ma più ci penso, più mi sembra incredibile quello che è successo. In Svezia hanno segnato su autogol con cinque uomini nostri in area e uno loro… A Milano avrei scommesso tutto quello che avevo sulla nostra vittoria. Mai avrei pensato di perdere il Mondiale».

BALOTELLI – «Mandai Ventura a vederlo a Nizza, tornò e mi disse che in squadra c’erano dei veti su di lui. Mario era il mio preferito, sono stato criticato per averlo ammesso. Alla vigilia di Italia-Svezia salii ad Appiano e dissi ai giornalisti : ‘Sono venuti in 30mila da Napoli…’. Mica potevo ordinare a Ventura: ‘Faccia giocare Insigne’. Ma l’ho fatto capire. Perché Gabbiadini che era rimasto fermo a lungo? Ero così nervoso che strigliai anche Oriali: ‘Muoviti, prova a fare qualcosa almeno tu!’. Ventura ha avuto carta bianca su tutto. Dopo la Spagna, poteva contare sul team manager Oriali, sul dg Uva e su Ulivieri, capo degli allenatori. A settembre, per dargli forza, gli ho prolungato il contratto e non era un atto dovuto».

LIPPI – «Si sa come è andata. Ero stato a cena con lui ed eravamo d’accordo su tutto, anche sulla parte economica. Poi è saltata fuori l’incompatibilità con il figlio procuratore, ero pronto a derogare. Ma era più giusto chiedere conto alla Corte Federale che ha dato parere negativo. Ventura prima scelta di Lippi? Sì, la nostra invece è stata Donadoni, ma il Bologna ci ha detto no, Roberto mi ha ringraziato comunque. Poi sullo stesso piano c’erano De Biasi e Ventura. Il presidente della Federcalcio albanese, un amico, mi ha implorato di non portargli via De Biasi».

LA SCELTA DI VENTURA E L’ERRORE CON CONTE – «La Croazia ha cambiato ct e si è qualificata? Noi avevamo già investito su Ventura, prolungandogli il contratto. Non erano soldi miei, ma degli italiani. Potevamo investirne ancora? E poi nessuno è mai venuto a propormi di cacciare Ventura. Chiamare Conte per lo spareggio? Voleva dire ammazzare Ventura e io non ho mai umiliato nessuno. Lo sa piuttosto qual è stato il mio grande errore? Non aver dato a Conte i 2.5 milioni in più che voleva. Li avrei recuperati con 3 amichevoli… Antonio ne prendeva 4, ne chiedeva 6.5. Sarebbe rimasto in azzurro e noi oggi saremmo in Russia. Sicuro. Ma è giusto dare a un uomo solo ciò che investiamo per tutto il Settore Giovanile e Scolastico?».

SUL DOPO VENTURA – «Su chi avrei puntato? Subito dopo la sconfitta con la Svezia, contattai Sacchi per convincere Ancelotti. Ero convinto che avrebbe accettato l’aureola del salvatore, ma costava troppo. A quel punto anch’io avrei scelto Mancini».

SULLE DIMISSIONI – «Più che pentito, contesto il principio che il Presidente federale debba dimettersi necessariamente per un risultato sportivo. Perché? Se ha programmato e gestito bene. Quattro squadre in Champions non ce le hanno mica regalate e poi le quattro partite dell’Europeo a Roma, le finali Under 21 in Italia, il Var, i centri federali, il crescente peso politico… Ho lasciato una liquidità che la Figc non ha mai avuto. Ma un segnale andava dato, fino alla sera prima ho aspettato che si dimettesse qualcun altro. Allora l’ho fatto io. Il commissariamento? Finché ci sono stato io, non è arrivato nessun commissario. Prima di dimettermi ho convocato apposta l’assemblea elettiva per impedire l’intervento del Coni. Se poi da novembre al 29 gennaio le componenti non sono state in grado di esprimere un presidente, un po’ se la sono cercata. Durante la mia gestione ha tagliato 30 milioni di finanziamenti al calcio, preziosi per le Olimpiadi in Brasile. Chissà altrimenti… Di sicuro i principi informatori e le strategie sulle percentuali di rappresentanza federale dovevano essere condivise e discusse con le componenti e non imposte per legge dall’esterno».

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