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Thuram e il razzismo nel calcio: «Mio figlio in Italia rischierebbe di più»
Lilian Thuram parla del tema razzismo nel calcio italiano: ecco le dichiarazioni dell’ex difensore della Juventus
Lilian Thuram ha rilasciato alcune dichiarazioni sul razzismo nel calcio: le parole su Sportweek.
RAZZISMO NEL CALCIO – «Ci sono giocatori a cui non interessa lottare contro il razzismo, banalizzano e minimizzano. Poi ci sono quelli che pensano a come cambiare le cose. Io so che l’uguaglianza va conquistata, e se sei un atleta è il campo il posto dove difendere l’uguaglianza. A Parma, quando esposero uno striscione offensivo nei miei confronti, andai a spiegare. Sono sorpreso che in certi Paesi ci sia più tolleranza verso manifestazioni razziste dentro gli stadi. C’è sempre una scusa pronta: “non ho sentito”, “sono poche persone”, “non bisogna dare loro importanza”, allenatori egiocatori spesso non hanno voglia di mettersi contro quei tifosi. Invece, sul razzismo, sull’omofobia, sul cambiamento climatico non puoi restare neutrale. Se lo fai sei complice. Gregg Popovich, coach dei San Antonio
Spurs della Nba, ha detto: “Noi non abbiamo la minima idea di cosa significhi essere nati bianchi, con vantaggi consolidati da centinaia di anni”».
FIGLIO – «Se Marcus fosse arrivato in Italia, come sembrava possibile a un certo punto, sarebbe stato oggetto di discriminazioni razziali più di quanto rischi in Germania. Il razzismo negli stadi italiani è più diffuso».
LE DICHIARAZIONI SU CALCIONEWS24