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Tifosi Juve, distanti ma uniti: la storia di Simone, barista di Prato

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Tifosi Juve, distanti ma uniti: la storia di Simone, barista di Prato. La rubrica che racconta le storie del popolo bianconero

Un DNA juventino unito allo spirito che contraddistingue il grande lavoratore. Simone Negri, 28 anni, toscano nel sangue e sportivo di prima fascia ad affiancare una vita passata negli ultimi mesi dietro al bancone. «Avevo iniziato a fare il barista nel 2015, interrompendo poi per dedicarmi ad altri lavori» ha esordito Simone, lasciando trasparire il suo desiderio a non accontentarsi mai. L’emergenza Coronavirus, però, ha sancito la momentanea chiusura del bar a Prato nel quale lavora da novembre, stravolgendo i suoi piani a breve e lungo termine. A Juventus News 24, Simone ha raccontato com’è cambiata la sua vita, lavorativa e non, da quel decreto, cercando di rimettere insieme i pezzi di una situazione alquanto delicata per tutta l’Italia.

Simone, come stai trascorrendo questi giorni di quarantena?

«Sto cercando di tenermi impegnato con qualcosa di produttivo ogni giorno: leggo qualche libro, studio inglese, faccio dei lavori in casa. Naturalmente non mancano i momenti di svago: in questi casi sfrutto la playstation e il caro vecchio tabellone delle freccette».

Come hai appreso la notizia della chiusura delle attività e quali conseguenze ti ha portato?

«Ho lavorato fino al pomeriggio di mercoledì 11 marzo, poi la sera ho saputo della chiusura dei bar. Al momento non so molto riguardo al futuro, se non che è necessario stare a casa e aspettare che tutta questa situazione passi».

Dal punto di vista economico, hai richiesto qualche aiuto particolare?

«No, lavorando come dipendente sono stato messo in cassa integrazione. Al momento è questa la mia situazione».

Come aveva reagito la clientela alle prime notizie? Il bar era sempre affollato o c’era meno gente?

«Quando il virus ha iniziato a diffondersi nel nord Italia, dalle mie parti ho percepito un po’ di sottovalutazione generale. Poi, con il passare dei giorni e con l’aumento dei contagi, sono stati necessari i primi provvedimenti: meno tavoli, il rispetto della distanza minima tra le persone… Negli ultimi giorni la situazione è stata piuttosto surreale, perché a quel punto la gente si è attenuta alle nuove regole e non ha più frequentato i bar e i locali».

E tu, che idea ti eri fatto inizialmente?

«Ho seguito dai media la larga diffusione del virus in Cina e un po’ temevo che avrebbe potuto allargarsi in altre zone, ma certamente non immaginavo che fosse l’inizio di una pandemia globale. Quando ci sono stati i primi casi in Italia speravo, forse illudendomi, che la situazione restasse circoscritta, ma poi ho realizzato che non era così e ho iniziato a chiedermi cosa sarebbe potuto succedere ed a preoccuparmi. Nonostante il virus si stesse diffondendo nelle regioni vicine, tante persone hanno continuato per giorni a fare la stessa vita di sempre senza prendere particolari precauzioni. Ho percepito un po’ di leggerezza, dovuta forse alla disinformazione iniziale riguardo al virus».

Voltando pagina per parlare della tua fede bianconera, qual è il momento più significativo legato alla Juve?

«Vorrei rispondere la vittoria della Champions League nel 1996, ma all’epoca avevo soltanto cinque anni e purtroppo ho dei ricordi un po’ sbiaditi di quella serata. Lo Scudetto del 2012, il primo degli otto consecutivi, ha sicuramente un significato speciale, così come quello di due stagioni fa, con la vittoria in rimonta a San Siro e la sconfitta del Napoli a Firenze».

Come hai valutato questi primi mesi di Sarri in bianconero?

«È un argomento di cui parlo spesso con gli amici. Penso che al momento i risultati gli stiano dando ragione, anche se sotto il piano del gioco la Juve spesso non ha brillato, facendo però molto bene sia nel girone di Champions League che nei due scontri diretti con l’Inter. Sono molto curioso di scoprire come si concluderà la stagione, ovviamente se la situazione legata al virus lo permetterà: penso la Juve abbia tutte le carte in regola per ribaltare la sconfitta di Lione e ottenere buoni risultati sia in Champions che in campionato».

C’è un nome che ti farebbe particolarmente sognare in vista del mercato estivo?

«Questa è una domanda difficile… Penso che la Juventus debba intervenire sulle corsie laterali difensive, perché ad oggi Alex Sandro non ha una reale alternativa e Cuadrado, per quanto stia facendo bene nel ruolo di terzino, può fare comodo in posizione più avanzata. Anche a centrocampo probabilmente manca qualcosa e qui mi viene semplice rispondere: come la maggioranza dei tifosi juventini, riaccoglierei a braccia aperte Pogba».

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