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Tifosi Juve, distanti ma uniti: la storia di Martino, cantautore di Salerno

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Tifosi Juve, distanti ma uniti: la storia di Martino, cantautore di Salerno. La rubrica che ascolta e racconta le storie del popolo bianconero

La musica gli scorre certamente nelle vene. Il palco, le luci, l’adrenalina dei concerti, la folla che acclama e il suono delle note ad avvolgere il pubblico in serate indimenticabili. Identikit che rappresenta l’essenza di Martino Adriani, giovane ma brillante cantautore di Abatemarco, provincia di Salerno, ‘costretto’ a rinunciare al suo mondo per la delicata situazione scaturitasi dall’emergenza Coronavirus. «Abbiamo dovuto annullare parecchie date» ha esordito Martino, con lo sconforto dettato dal crollo delle certezze in questo triste scenario per l’Italia rimpiazzato dalla voglia di tornare presto a stringere fra le mani il microfono. A Juventus News 24, ha raccontato la sua esperienza di queste difficili settimane, svelando i suoi progetti e idee con uno speranzoso sguardo al futuro.

Martino, in che modo questa emergenza ha intaccato la tua professione?

«Purtoppo ha influito in maniera abbastanza decisa e spietata: è saltata la fine del tour, la pubblicazione di un ultimo videoclip e una collaborazione niente male. In estate poi avrei salutato definitivamente l’album con la partecipazione in full band a svariati festival. Credo che tutto possa considerarsi perso, ahimè».

Avevi qualche concerto in programma o stavi progettando qualche serata nei locali?

«Come accennavo prima, si, non pochi: fra marzo e aprile erano previste diverse date in formazione duo (fra queste, Torino, a cui tenevo molto). A maggio e giugno ci sarebbe stato il ritorno del batterista per 4/5 live davvero interessanti! Sull’estate, invece, avremmo lavorato più avanti».

Che cosa ti manca di più del tuo lavoro?

«Oltre all’adrenalina che riesce a darti l’esibizione, mi mancano un sacco le risate con Peppe e Massimino, i miei due musicisti e compagni di viaggio; le strette di mano e gli abbracci dopo i concerti, i lunghi viaggi in macchina su e giù per l’Italia. Ma anche le cene e le bevute…».

Stai pensando e scrivendo nuovi progetti nel frattempo?

«Il turbamento del momento sta dando vita ad una serie di brani lontani dal solito Martino Adriani. Psichedelia e noise la fanno da padrona. Chissà, potrei dar vita ad un side-project, quando questo incubo sarà finito».

Allietandoci un po’ per parlare della tua fede bianconera, qual è la pazzia più grande che hai fatto per la Juve?

«Ho visto la Juventus allo stadio soltanto due volte, a Roma. Non ho mai organizzato trasferte pazze. Mi reputo un “tifoso solitario”: preferisco assistere alle partite da casa, in religioso silenzio e con grande concentrazione». 

Se dovessi dedicare una canzone a questa Juve, quale sarebbe e perché?

«Pensando al gioco di mister Sarri, tanto atteso ma mai realmente praticato, direi Aspettando Godot di Claudio Lolli».

Come hai giudicato fino a questo momento la stagione bianconera?

«Gli darei un 7. A differenza di molti, avevo molta fiducia in Sarri, nonostante non avesse risposto in maniera così impeccabile alle aspettative. Son certo che il bello sarebbe cominciato proprio dal mese di marzo e si sarebbero raccolti i frutti di tanto lavoro per un incredibile finale».

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