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Tifosi Juve, distanti ma uniti: Lina e il suo negozio di fiori a Torino
Tifosi Juve, distanti ma uniti: Lina e il suo negozio di fiori a Torino. La rubrica che ascolta e racconta le storie del popolo bianconero
«È davvero un disastro in questo momento». Raccogliere a terra i cocci di una situazione così drammatica per l’intero Paese non è semplice per nessuno. Lo sa bene Lina Maggio, a casa dall’11 marzo quando il decreto governativo ha chiuso momentaneamente il suo negozio di fiori davanti al cimitero in Corso Regio Parco a Torino. L’emergenza Coronavirus non ha lasciato alternative a lei e alla sua famiglia, ‘costringendo’ loro ad abbassare la saracinesca fino a nuove disposizioni. Danni economici, una vita da riprogrammare, una speranza a cullare i pensieri per il futuro. ‘Lina Fiori’ ripartirà, è questo l’augurio della titolare. A Juventus News 24, ci ha raccontato come vive questo delicato momento della sua vita, in un filo diretto che collega passato, presente e futuro.
Lina, parlami del tuo lavoro…
«Siamo diversi chioschi, in cinque, uno attaccato all’altro. In questo momento il cimitero è chiuso, di conseguenza anche noi lo siamo. Il decreto governativo ha stabilito la chiusura dell’attività fino al 13 aprile, ma non sappiamo quando poi si riaprirà».
Cos’è successo a te e alla tua attività dopo il decreto?
«Il negozio è stato chiuso mercoledì 11 marzo, mentre il cimitero è rimasto ancora aperto qualche giorno per poi chiudere. Già all’inizio della diffusione di questo virus in Italia, però, avevamo notato come la gente si recasse sempre meno a trovare i defunti, quindi non sappiamo cosa succederà quando riapriremo e questo mi terrorizza».
Quali conseguenze ti ha portato questa situazione?
«È un disastro, siamo fermi al momento. Intanto è un danno notevole per i fiori che avevamo, visto che abbiamo dovuto buttarli tutti. Essendo chiuso il cimitero, non abbiamo potuto neanche utilizzarli. Noi abbiamo anche gli abbonamenti e, in automatico, il problema riguarda anche quelli. Non lavoriamo soltanto sul ‘passaggio’, ossia con la gente che non viene regolarmente per acquistare fiori, bensì anche per il cimitero ma in questo momento non possiamo svolgere questo servizio».
Spiegami meglio questo discorso legato agli abbonamenti…
«Si tratta di un servizio in cui noi mettiamo i fiori freschi in maniera regolare ai defunti per le persone che non riescono sempre a venire. Tanti di loro, però, sono rimasti a casa, non hanno entrate, quindi sorge il problema di pagare questo abbonamento. È un punto interrogativo, perché bisogna vedere quali saranno le condizioni di queste persone dal punto di vista economico una volta che sarà superato questo periodo. Mettere i fiori è sempre una spesa, ma non so in quanti la considerino primaria».
Anche per voi sarà dura la ripresa quando finirà questa emergenza?
«Certo, ricomprare i fiori comporta la spesa di una bella cifra, per cui sarà dura perché in questo mese non abbiamo avuto alcuna entrata. Dal momento in cui riapriremo, poi, bisognerà capire anche se la gente potrà uscire come prima, se verrà al cimitero, perché andare a comprare il pane è un conto, andare a prendere dei fiori per i defunti è un altro. In molti potrebbero recarsi a trovare i loro defunti senza comprare i fiori, quindi a livello economico la ripresa sarà un bel tabù».
Parlando anche di Juve, in relazione a questo delicato momento, cosa ne pensi delle donazioni fatte dai vari calciatori e sportivi per aiutare il sistema sanitario?
«Con mio marito seguiamo abbastanza le varie notizie che circolano. Sono da ammirare coloro che, di tasca propria, danno il loro contributo per aiutare ospedali, medici e infermieri. Sono d’accordo su questo aspetto».
Sei mai stata all’Allianz Stadium a seguire qualche partita?
«Non a vedere una partita della Juve, quello no. Ci sono stata qualche anno fa a vedere la partita del cuore solo».