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Tifosi Juve, distanti ma uniti: Maurizio e il suo “La Cornice”
Tifosi Juve, distanti ma uniti: Maurizio e il suo “La Cornice”. La rubrica che ascolta e racconta le storie del popolo bianconero
Siamo in Via San Donato 84/E, Torino. Qui è dove Maurizio Felletti da circa 20 anni gestisce “La Cornice“, un negozio – in questo momento chiuso per l’emergenza Coronavirus – che si occupa della vendita di quadri e cornici.
«Ma non solo» – ci spiega lui svelando il suo lato artistico: «Faccio anche dei dipinti e alcuni fumetti che riscuotono un certo successo». Ed è qui che viene il bello: «Ho fatto tanti disegni di giocatori della Juventus: da Del Piero sino ad arrivare a Cristiano Ronaldo». La sua seconda passione d’altra parte è quella: il bianconero. Ce l’ha raccontato su JuventusNews24.com.
Ciao Maurizio, raccontaci come stai affrontando questa situazione di emergenza
«Ho chiuso all’indomani della prima ordinanza dell’11 marzo, ma se non altro mi sono portato qualcosa da fare a casa. Avevo dei dipinti da finire per un ristorante che stava aprendo proprio in questi giorni. Diciamo che sono certamente preoccupato, ma cerco di vivere questa situazione con positività. Dal punto di vista economico ci sono delle difficoltà: è normale che in questi periodi di emergenza si vadano subito a chiudere quei negozi che non vendono beni di prima necessità. Sfortuna vuole che negli ultimi tempi le cose per me stavano andando piuttosto bene, dopo anni di alti e bassi. Ma in questo momento di acme del contagio non resta che attenersi alle norme: la salute prima di tutto. Spero solo che questa situazione estrema, una volta conclusa, risvegli nelle persone quella voglia di spendere e di vivere. Noi commercianti tendiamo ad essere positivi, un po’ per indole».
Quando pensi che si potrà tornare alla normalità?
«Credo che questa situazione si protrarrà fino a metà di maggio. Più ottimisticamente, forse, metà aprile. Quello che per me sarebbe importante non è solo l’apertura del negozio in sé, quanto la possibilità di vendere il mio materiale in giro. Ne capiremo qualcosa di più le prossime settimane».
E gli aiuti del Governo… Possono dare una mano?«
«Qualcosa si è fatto, ma bisognerebbe agire sulla tassazione. Sarebbe cosa buona e giusta non solo far scivolare gli scaglioni ma anche bloccarne qualcuno. Quei 600 euro che ci verranno destinati non fanno la differenza».
La tua passione per la Juventus come e quando nasce?
«Mi ritengo un tifoso molto appassionato. Da più giovane andavo spesso allo stadio, sono stato al Comunale. Mai al Delle Alpi per una partita in realtà, né allo Stadium, dove ho fatto solo il tour dell’impianto e del Museum. Ho ereditato l’amore per la Juventus da mio padre, sin da quando avevo 4-5 anni. Con lui ho visto la mia prima partita, purtroppo una sconfitta con la Fiorentina per 0-2. Destino ha voluto che anche l’ultima partita che sono riuscito a vedere con lui sia stata una sconfitta con i Viola nel ’94. La mia prima Juve è stata quella dello scudetto del ’67, i miei primi idoli Anastasi e Bettega. Poi ho vissuto con passione crescente anche quella degli anni ’80 di Platini».
E la Juventus attuale invece?
«Ho dato molta fiducia a Sarri, sapevo non sarebbe stato facile continuare a vincere cambiando modo di giocare, ma mi aspettavo qualcosa in più. Io all’inizio ero scettico anche su Allegri, poi lui mi ha convinto coi risultati. È sempre arrivato come minimo ai quarti di Champions e per quattro anni è riuscito a vincere sia scudetto sia Coppa Italia. Sarri aveva sicuramente un bel fardello, però non mi sembra che abbia ben chiaro il filo del discorso. Nella Juve devi allenare gli uomini, più che la squadra. Poi è vero che in questo determinato contesto sei costretto a costruire tutto intorno a Ronaldo, un’azienda più che un calciatore. Però m sembra un po’ spaesato e non un allenatore da Juve. Detto questo è ancora in corsa su tutti i fronti: vedremo…».