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Tifosi di libertà, quando la storia viene calpestata
Un minuto di riflessione negli stadi quando non è bastata la storia a farci capire le barbarie del passato. Sul messaggio di Anne Frank l’assurdo rumoreggiare di alcuni tifosi
Permettemi, anzi permettiamoci di fare una considerazione extracalcistica, ma neppure troppo. Nell’ultimo turno di campionato, su tutti i campi di serie A – non con tutti i tifosi concentrati, però – si è provato a smuovere le coscienze dei presenti con un minuto di “riflessione” contro ogni forma di razzismo e discriminazione. Bell’iniziativa, la solita e estemporanea dei vertici del nostro calcio, convinti che argomenti così delicati possano essere trattati nella bolgia di uno stadio. Nessuno condanna il tentativo e tantomeno diffida da iniziative del genere a cui però un pizzico strutturale in più non guasterebbe. Della serie una goccia tutti i giorni non disseta, ma in certi casi è meglio che una secchiata d’acqua all’improvviso.
Questo perchè? Perchè una settimana fa, nella curva romanista dell’Olimpico concessa ai laziali per ovviare alla squalifica della propria – guarda caso per cori razzisti -, si è pensato bene di appiccicare alle vetrate migliaia di adesivi raffiguranti Anne Frank con la maglietta della Roma. Quanti, oltre all’allenatore del Torino Mihajlovic, avranno ripercorso il sentiero della propria intelligenza lasciata per strada negli anni, pensando ma chi sarà mai?
Nelle scuole, invece, cosa pensate che avranno fatto, visto che tra gli artefici di quella “bastardata” ci sono anche dei minorenni con la bocca ancora piena di latte a cui qualche buona madre non ha avuto il tempo e forse i soldi per comprare neppure il diario, figuriamoci quello di Anne.
Fortunatamente non siamo tutti così e pensiamo che certe barbarie non debbano ripetersi neppure con colori e bandiere diverse.
“Devo conservare alti i miei ideali che forse nei tempi a venire si potranno ancora realizzare” (Anne Frank).
Altro che inno della serie A suonato prima di ogni partita…