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Tifosi: tutti anema ‘e core
Lo sport e il calcio sono veicoli di svago e divertimento, non occasioni per liberare le emozioni violente. A Napoli solo fischi – ingrati – per Higuain
La cronaca ha decisamente funestato la settimana appena trascorsa. Siamo rimasti tutti scossi dalla ferocia con cui un ragazzo è stato picchiato a morte fuori da una discoteca. O una fidanzata incinta strangolata proprio dal padre del bambino. O dalla storia di un rispettato padre di famiglia, che massacra i propri bambini e poi si toglie la vita. Situazioni esasperate, spietate, proprio perché è mancato un atto di pietà. Ma è forse la pietà che manca alla nostra società, la capacità di guardare l’altro con occhio benevolo, incline alla condiscendenza e al perdono. La violenza di certe azioni sembra dettata dall’incapacità di riconoscere e accettare le proprie debolezze, le proprie imperfezioni, ovvero la propria umanità.
La paura del giudizio della società rispetto a certi eventi-fatti-circostanze, che potrebbero fare apparire meno “vincenti”, ha fatto scattare le molle della violenza. Una violenza sfrenata, senza remore, senza ossequio per tanti secoli di conquistata civiltà. L’uomo ritorna allo stato belluino, dove prevale l’effetto branco, la pulsione distruttiva, l’istinto di morte.
E non si può negare che certi episodi di violenza più o meno privata non facciano venire in mente quelli da stadio, protagonisti tante volte della cronaca calcistica. Qui non è il singolo, ma è il gruppo che mette in atto meccanismi di difesa, che poi si traducono in un’offesa cieca e brutale. Eppure è solo una partita di calcio, non c’è in gioco la vita. Né la reputazione. Né l’onore. Forse interessi economici, ma questa è un’altra cosa.
Veniamo alla partita col Napoli, e notate che scrivo “col” e non “contro”. Quanto giustificatissimo timore, ma non sembrava la vigilia di una partita di calcio: sembrava di partire per la guerra. Tradimento, offesa, onore ferito: sentendo queste parole, ci siamo catapultati in un’Italia di qualche decennio fa, dove prevaleva un’altra scala di valori. E dove c’era anche tanta più ignoranza.
È finita, bene per fortuna e speriamo che anche in Coppa Italia si possa dire altrettanto. Niente di eclatante da segnalare, se non gli assordanti fischi e qualche coro “stonato” nel messaggio. Sorridiamo dunque, non tanto per il risultato sportivo, ma per quello umano. Davanti a una bella pizza napoletana, magari accompagnata al termine da due gianduiotti. Lo sport, e quindi il calcio, è strumento di unione, non di separazione e di lotta.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza” (Dante Alighieri)