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Torchia: «Juve solida, col Nantes può vincere così» – ESCLUSIVA

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Torchia: «Juve solida, col Nantes può vincere così». L’intervista all’agente del difensore Rugani – ESCLUSIVA

Torchia, agente di Rugani, parla a Juventusnews24 dopo la vittoria dei bianconeri contro lo Spezia in vista del ritorno di Europa League col Nantes.

Dalla situazione di mercato del difensore alle giocate di Di Maria fino al lavoro di Allegri e molto altro ancora: tutte le dichiarazioni in esclusiva.

Rugani è tornato titolare contro lo Spezia al posto dello squalificato Bremer. Come giudica la prestazione del suo assistito?

«Si è fatto trovare pronto, il mister lo sapeva e per questo l’ha fatto giocare, come successo altre volte in cui ha fatto bene. Rugani ha fatto il suo lavoro insieme ai compagni di reparto in una partita che non è stata semplice perché davanti lo Spezia ha pressato molto ed è stato insidioso. Lui e il resto della difesa hanno retto bene l’urto».

Che segnali ha visto nella Juve vittoriosa domenica scorsa?

«Sappiamo il modo di giocare e come è impostata la Juve. In questo momento anche storico, per i problemi che ci sono, le accuse e le penalizzazioni, la squadra tende giustamente a cercare quella solidità e a vincere tante partite di seguito. La Juve ha ricominciato a fare punti, orientandosi verso questo modo molto pratico».

Basterà questo per superare il turno col Nantes tra due giorni?

«Le squadre francesi spesso sono molto veloci nelle ripartenze e sfruttano molto la briosità fisica. Il Nantes non a caso ha sfruttato un contropiede per segnare, ma se avesse perso la partita di un paio di gol di scarto non ci sarebbe stato niente da ridere. Poi c’era quel rigore clamoroso: non darlo dopo averlo rivisto al Var…succedono anche queste cose! E’ vero che giovedì per la Juve è una partita importantissima e da vincere, ma deve pensare che anche il Nantes se vuole passare il turno deve cercare di vincere. Perciò i francesi dovranno allargarsi un po’ di più e aprire le loro maglie rispetto all’andata dove hanno conquistato un pari comunque importantissimo. Così la Juve può far male».

La Juve è Di Maria-dipendente?

«La Juve ha talmente tanti campioni giocatori forti che tante volte uno sta meglio di un altro e fa da trascinatore. Va detto – e lo abbiamo visto in maniera lampante – che Di Maria all’inizio ha faticato e non si è espresso completamente fino ai Mondiali, poi da quando è tornato è stato un’arma in più, sempre determinante. Non a caso Allegri l’ha messo con lo Spezia perché la Juve stava soffrendo molto e sa che quando la palla arriva a Di Maria l’argentino sa fare sempre le scelte giuste e inventare qualcosa. E’ un giocatore molto importante».

Meglio il tridente pesante o un attacco a due?

«Gli interpreti ci sono per entrambi i moduli, visto che la Juve ha giocatori duttili. Di Maria, ad esempio, non va per forza giocare nei 3 davanti, ma viene a spaziare sulle linee tipo una seconda punta di manovra, riuscendo a fare molto male e a creare difficoltà. Giocando con 3 difensori, di cui quasi 2 votati al gioco offensivo, per me è più equilibrato il 3-5-2 del 3-4-3».

Nei giorni scorsi è tornata in voga il dibattito tra i “risultatisti” e i promotori del bel gioco. Da che parte sta?

«Dire che la Juve si “accontenta” è un paradosso. Quando si vincono tante partite di seguito non è poco. Il fatto poi delle critiche, del corto muso, va tutto bene, però fondamentalmente non è che si vince mai per caso. Nel calcio, in genere, chi gioca male perde. La Juve ha una squadra e degli interpreti per cui, come successo con lo Spezia, può permettersi di difendere quando c’è bisogno e quindi non prendere gol. Questo vuol dire che ha solidità a livello difensivo e tattico con giocatori disposti a sacrificarsi e poi, quando riparte, ha elementi di qualità con cui può andare a fare gol. La squadra è equilibrata e, alla fine, si gioca per vincere. Al Mondiale abbiamo visto che chi si è difeso ad oltranza è arrivato tra i primi quattro…».

Quanto è importante il ruolo di Allegri in questo momento?

«Per me è l’uomo giusto. Ha sempre avuto in mano la situazione nel senso che ha sempre avuto la personalità, il carattere e la praticità nel capire i momenti più o meno difficili. Adesso capisco la che la sofferenza è diversa. Per lui non è facile perché l’area tecnica è quasi cambiata tutta e lui è la colonna un po’ di tutto. E deve tenere su anche la squadra. Ha un compito molto difficile, ma in questo momento sta dando fondamenta e solidità. In più i giocatori a cui dà chances di giocare giocano quasi sempre bene. Il gruppo più radicato della squadra, oltre ai talenti, proseguirà. Nella speranza che gli possano ridare i punti per la posizione in classifica che merita».

Come si spiega questo rendimento così insufficiente di Paredes?

«Con i calciatori non è mai facile, non si può pensare che tutti i giocatori che si prendono vadano bene. E’ impossibile e anche noioso. Paredes – senza gettargli la croce addosso – per me è un ottimo calciatore, ma non sta rendendo secondo quelle che erano le aspettative di tutti. Inutile dire che nelle cose ci vuole pazienza e che per un giocatore ci sono momenti per cui basta poco per sbloccarsi, ma io non vedo questo grandissimo problema. Come è fisiologico che qualcuno si faccia male o che una squadra sia più o meno fortunata, lo è che qualche giocatore su cui si punta ad occhi chiusi non attraversi un periodo splendido e magari emerge qualcuno che non ci si aspettava».

Quali sono i giocatori che l’hanno sorpresa di più in positivo?

«Dico Kean perché si sta consolidando come numero 9 e nel calcio è importante sapere che un giocatore fa quel ruolo lì e sa farlo bene, indipendentemente dal fatto che segni 30 o 10 gol. Oltre a Di Maria penso poi a Danilo. Lui già l’anno scorso aveva abituato a queste prestazioni, a questa abnegazione e alla grande capacità di leadership che gli viene riconosciuta dallo spogliatoio, dal tecnico e dalla società. Per questo fa bene in qualsiasi ruolo. Lo stesso dicasi per Kostic. All’inizio è partito timoroso perché non era facile giocare in una Juve che faticava, ma si è visto subito che era uno bravo. Adesso è diventato un giocatore molto importante e, anche se ha una certa età, ha grandi margini di miglioramento per arrivare ad un livello più alto».

E tra i giovani?

«Tra i giovani la sorpresa per me è Iling perché in lui vedo uno che ha spunti e doti da calciatore di livello importante. Fagioli e Miretti? Non sono ragazzi “normali”, nel senso che giocano così tanto nella rosa titolare della Juve. Giovani come loro abbassano la quota spese e aumentano la quota rendimento».

Che opinione si è fatto delle vicende extracampo dei bianconeri?

«E’ tutto talmente nebuloso e aleatorio… Non vedo una posizione netta per cui questa è l’irregolarità e questa è la sanzione. Non c’è certezza di certe irregolarità che sono state appurate basandosi su intercettazioni che a livello giuridico-penale vanno interpretate meglio rispetto a come è stato fatto. Mi sembra talmente esagerata la situazione dopo i 15 punti di penalizzazione che non so dove si andrà a finire. I parametri non ci sono e non so cosa può succedere, mal certe convinzioni rimangono».

Una curiosità. A gennaio Rugani poteva lasciare la Juventus?

«In tutti i mercati c’è qualche proposta per Rugani. Quello che voglio sottolineare è che non c’è mai una situazione per cui il giocatore costa troppo e non va via. La questione è che la Juventus, anche a gennaio, ha avuto delle richieste e ha detto che voleva tenerlo. Così è stato e Daniele, quando viene chiamato in causa, risponde presente e gioca bene Se questo succede c’è un perché. Come dice Allegri: ‘è tutto molto semplice».

Si ringrazia Davide Torchia per la cortesia e la disponibilità mostrate in occasione di questa intervista

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