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Totò Schillaci RACCONTATO da chi lo ha conosciuto tra Juventus e Nazionale: «L’EROE di tutti noi, ecco cosa fece al suo primo GIORNO in bianconero». Bergomi, Alessio, De Marchi e Remino in ESCLUSIVA

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Totò Schillaci si è spento all’età di 59 anni. Il ricordo in esclusiva a Juventusnews24 di chi lo ha conosciuto alla Juve e in Nazionale

La Juventus dal 1989 al 1992, la Nazionale da capocannoniere nelle Notti Magiche di Italia ’90: tanto, tantissimo ha dato Totò Schillaci al nostro calcio, alla maglia bianconera ma più intensamente a tutto il nostro Paese. Abbiamo voluto ricordare lo storico attaccante, che si è spento ieri all’età di 59 anni, con le voci di chi lo ha conosciuto tra Juve e Nazionale: Angelo Alessio, Beppe Bergomi, Marco De Marchi e Valerio Remino. Le loro parole a Juventusnews24.

Angelo Alessio (compagno alla Juventus dal 1989 al 1992): «Totò non è stato soltanto un compagno di squadra ma era anche una persona umile, generosa. Spesso dopo le partite ci vedevamo con le famiglie e amici per una pizza oppure per giocare a carte. Ricordo il giorno della convocazione in Nazionale: la gioia che provò era indescrivibile. Quella stessa gioia che manifestava ad ogni gol in quell’estate del 1990».

Beppe Bergomi (compagno in Nazionale e all’Inter): «Con Totò ho giocato sia in Nazionale sia all’Inter. Aveva un animo buono, era una bella persona. Era un campione che metteva d’accordo tutti. Era veramente un eroe popolare. L’ho avuto soprattutto al Mondiale del 90′, in cui è stato capocannoniere: sono quei personaggi che trovano la magia del momento, la coppia con Baggio è stata veramente eccezionale. Era una brava persona, che anche se non vedi per un po’ c’è quella stima reciproca, con cui vai d’accordo. Ho solo bellissimi ricordi di Totò, ci mancherà tanto. Sul campo era un ottimo giocatore, mi piace ricordarlo per questa sua volontà e per questo suo modo di essere. Era veramente un eroe di tutti noi».

Marco De Marchi (compagno alla Juventus nel 1990-1991): «Totò è stato un personaggio amato da tutti. L’emblema della sua passione per quello che faceva si è vista al Mondiale quando incredibilmente, insieme a Roberto Baggio, riuscì a regalare Notti Magiche. Io ho avuto la fortuna di condividere con lui anche la stessa maglia e passare dei momenti a livello professionale positivi e negativi, ma il suo spirito era quello del combattente, di colui che dava tutto quello che aveva dentro. Era di una simpatia e di una semplicità che trasmetteva a tutti quanti. Tanti amici, compreso Gianluca Vialli al quale ero legatissimo, ci hanno lasciato e sono emigrati da un’altra parte: vorrei pensare che a un certo momento il gioco potrà continuare da un’altra parte, perché anche lui è entrato a far parte delle leggende del calcio, per coloro che non verranno mai dimenticati».

Valerio Remino (fisioterapista Juve dal 1980 al 1994): «Schillaci era un ragazzo semplice, simpatico e generoso, si direbbe genuino non borioso. Un ragazzo nato in un ambiente difficile che poteva trasformarlo in un delinquente, invece il calcio lo aveva aiutato a rimanere sempre distante da quel pericolo, frequentando buone amicizie. Ricordo il suo arrivo alla Juve nell’estate 1989: sembrava un bambino impaurito al suo primo giorno di scuola. Rimaneva sempre attaccato ai pantaloni di Nicolò Napoli, suo compaesano e più vecchio di lui. Domandava il permesso per ogni cosa, non assomigliava più al centravanti del Messina che avevo visto in amichevole, che reagiva sia fisicamente che verbalmente alle provocazioni. In quella stagione contribuì a far grande la Juventus con i suoi ventuno gol, vincemmo la Coppa Italia e la Coppa UEFA» – testimonianza raccontata anche nel suo libro Tranfolanti si nasce -.

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