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Udinese Juve, il piacere di sentirsi normalmente superiori

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Udinese Juve, il piacere di sentirsi normalmente superiori. L’analisi di Paolo Rossi dopo lo 0-3 della squadra di Allegri

Per capire lo tsunami capitato sulla Juventus dal ritorno di Massimiliano Allegri in poi Udinese-Juventus cascava con estrema precisione alla prima giornata. La stessa partita di due anni fa, quel 2-2 rocambolesco, presagio di tempi duri ma che non avremmo immaginato nei modi che si sono verificati. E basta nominare i nostri marcatori per pensare che si è vissuto qualcosa difficile da credere: Dybala che sta alla Roma, Cuadrado addirittura all’Inter e Cristiano Ronaldo, autore del gol annullato nel finale, che addirittura ci ha salutato immediatamente dopo e oggi è il simbolo d’avanguardia di un’altra marea, quella dell’Arabia Saudita che si sta abbattendo sul calcio di ogni dove.

Ecco, sarebbe giusto, come atteggiamento minimo, riconoscere che questa improbabilità che invece è successa forse, e diciamolo pure con mille sottolineature, è finita. La Juve di ieri è sembrata ritrovare il gusto di sentirsi superiore in tante cose, come si vede anche dalla cadenza temporale dei gol e dall’avere chiuso la partita nel primo tempo. Chiesa immediatamente perché sta rinascendo davvero, lo si è capito per tutto il precampionato; Vlahovic dal dischetto per una rete di cui ha bisogno per ribadire il suo attaccamento alla maglia; Rabiot a farci pensare che il meglio dell’anno scorso, trascorso tra horror, surrealismo e totale inutilità dei verdetti del campo, non si è disperso ed è stato giustissimo proseguire il matrimonio per un anno. Uno, due, tre: come nel 2016, quando eravamo in piena rimonta, e in quel caso nel primo tempo ne abbiamo fatto persino 4.

Certo, la Juve è stata favorita dal gol immediato fatto su palese errore dell’Udinese, forse spaventata dall’idea che avrebbe trovato una squadra “nuova”, sorprendentemente aggressiva, maturata durante l’estate. Positivo è stato vedere, però, come ci sia maggiore compattezza, anche se non manca qualche momento in cui ci facciamo prendere d’infilata, Locatelli non sembra avere sempre il passo per sostenere le accelerazioni avversarie. Inoltre, il variare continuamente le posizioni, soluzione praticata con un certo metodo in fase di possesso fatalmente lo scontiamo un minimo quando si perde palla: un lusso che contro l’Udinese ci si può concedere. Così come già sullo 0-2 ci si può anche permettere un certo risparmio energetico, anche grazie a una buona precisione di passaggi: nessuna soluzione particolarmente forzata, molte giocate semplici e funzionali che riescono perché senza palla ci si muove di più. Vedi Cambiaso, terzino “interno” che funziona totalmente da variabile imprevedibile e – scommettiamo? – farà scrivere qualcuno di un Allegri che finalmente ha studiato Guardiola e si è aggiornato.
Ovviamente nel giudizio complessivo non va trascurato il valore dell’avversario, frastornato da un mercato ancora troppo aperto, oltre al suo essersi trovato subito sotto, alle prese con una gara in salita.

La ripresa è stata una sfida vissuta prevalentemente come un esercizio difensivo: in area non si è concesso quasi nulla ed è rinfrancante in tal senso l’ingresso di Weston McKennie, molto applicato dietro e bravo negli inserimenti in avanti, che hanno prodotto presupposti per fare il quarto gol, soprattutto sul colpo di testa di Iling-Junior. La sensazione è che la Juventus fosse soprattutto stanca e particolarmente sotto il profilo mentalmente, non credendo più di tanto alla possibilità che l’Udinese riuscisse a rientrare in partita. Con il sospetto più che fondato che la Juve non sia totalmente lontana dalla pigrizia dell’anno scorso, che peraltro è comprensibile su una situazione di triplo vantaggio.

In più c’è Szczesny, il cui essere una garanzia può anche indurre consciamente o meno a ritirarsi indietro, ma va detto che un’Udinese cresciuta considerevolmente in qualità con l’ingresso di Samardzic si è resa pericolosa soprattutto con conclusioni dalla distanza. Resta d’attualità il tema di un filtro più robusto a centrocampo, sarebbe un errore non avvertire il campanello d’allarme: questo tipo di atteggiamento tante volte lo abbiamo pensato figlio della mentalità di Allegri, ma c’è anche un po’ di mancanza di fase difensiva dei nostri centrocampisti che possono fare di più e accorciare decisamente meglio.
Una Juve così, con un solo impegno a settimana, ha tutti i presupposti per fare una stagione competitiva: è il minimo ed il massimo che oggi si può dire dopo la fine del calcio estivo e l’inizio di quello che conta davvero.

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