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Il Var dello Sport, se ci sei batti un colpo. Vi spieghiamo perché a volte non funziona
Ecco puntuale la nostra rubrica “Il Var dello Sport”.Riflessioni dell’Invitato Speciale Luigi Schiffo sull’incapacità degli arbitri di essere coerenti nell’usare o no il Var. Testimonianza ne è (anche) la partita Crotone-Napoli
Il buon Walter Zenga a Crotone, dopo la gara con il Napoli, ha posto una semplice domanda: “Qualcuno mi spiega come funziona il Var?”. Bene, visto che qui abbiamo un’apposita rubrica e visto che alla domanda non è che siano fioccate risposte, proviamo a dare qualche spiegazione sulla base di quanto visto finora nel corso del girone di andata.
I RIGORI – Se l’arbitro non vede un fallo di mano in area, il Var lo vede perché ha i replay da ogni angolazione, quindi glielo segnala. A meno che l’arbitro al monitor non abbia dei dubbi (dovuti anche solo alla sua concezione del mondo e del calcio…) e quindi non se la senta di disturbare il collega in campo chiedendogli un approfondimento al video. Lo stesso principio è stato applicato anche nel caso di trattenute o portieri/difensori che ostacolano attaccanti in piena area. In sostanza in tutti gli episodi da rigore può darsi che il Var veda e provveda (a volte anche insistendo per convincere il direttore di gara ad andare a vedere il replay); oppure che veda, valuti a modo suo e non provveda; oppure che non veda per motivi ignoti e quindi non provveda. Chiaro no?
I FUORIGIOCO – Qui la norma è chiara: nel caso di posizione dubbia, l’azione va fatta terminare, se poi il portiere salva, liberi tutti (es Juve-Roma), altrimenti si va a vedere il replay con calma ed eventualmente si annulla il gol. Se però il guardalinee non ha dubbi può sbandierare interrompendo sul nascere l’azione. E se poi non aveva ragione ed è stata interrotta un’azione potenzialmente da gol? Pazienza, è l’eccezione che conferma la regola. E se per caso un giocatore si infortuna nel proseguimento di un’azione che andava fermata? Pazienza, è un rischio che bisogna correre. Chiaro no?
I GOL DA ANNULLARE – Una volta che c’è un gol, il Var può risalire fino all’origine dell’azione ed invalidare la segnatura se emerge qualcosa di irregolare (dal fallo al fuorigioco all’uscita della palla dal terreno di gioco). Se però il gol viene da un corner che non c’era, questo principio non vale, perché con il corner inizia un’altra azione (es. Roma a Benevento). E non è detto che da qui a fine campionato emergano altre eccezioni. Chiaro no?
LE ESPULSIONI – Se c’è un intervento violento non visto dall’arbitro, il Var lo segnala e scatta il cartellino rosso (es. Bonucci, De Rossi…). Se invece si tratta di secondo giallo e l’arbitro vede e valuta in un certo modo anziché in un altro, il Var procede come per i rigori: può darsi che veda e provveda, veda e non provveda oppure non veda e quindi non provveda. Chiaro no?
Insomma, caro Zenga, la invitiamo a sposare la linea che abbiamo lanciato noi su questa rubrica: utilizzato così, il Var è come il Fato…se è il tuo momento, ti tocca, altrimenti no. Senza che ci sia un perché definitivo. Come il Fato, anche il Var può essere solo aiutato ad andare in una certa direzione dalle squadre, limitando al minimo gli episodi dubbi. Ma poi il Fato è il Fato… senza per forza dover pensare che con alcune squadre funzioni meglio che con altre o amenità simili…