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Verona Juve: Allegri sta tornando

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Verona Juve: prosegue la striscia di vittorie consecutive in campionato, ancora senza gol subiti. Allegri sta tornando

Il commento unanime della stampa oggi è che la Juventus nel 2023 potrà essere l’anti-Napoli. Probabilmente alla base di questa previsione ci sono un po’ di considerazioni e la cosa divertente è che andranno tutte verificate immediatamente, molto prima dell’inizio del nuovo anno. Perché è del tutto evidente che la prossima giornata cristallizzerà i commenti e soprattutto gli stati d’animo delle squadre e dei loro ambienti. E anche se sono “solo” 3 punti e tutti gli allenatori fanno a gara a minimizzare quanto possa essere decisivo l’ultimo incontro (Sarri in primis, ma c’era da aspettarselo), c’è un bel po’ di differenza per noi tra il chiudere al terzo posto e a una distanza ridotta dal Napoli (facciamo un -8, sarebbe già moltissimo) e cadere nello scontro diretto con la Lazio e trovarsi oltre la soglia dei 10 punti di distacco. Che non è solo psicologica. Diventerebbe una distanza davvero proibitiva, anche se siamo tutti qui – chi a dirlo sottovoce e chi solamente a pensarlo – a credere che il margine sia colmabile, è già successo in passato e la situazione non era molto diversa.

Cosa rende la Juventus oggi la più considerata delle anti-Napoli? Provo a mischiare qualche convinzione personale con le opinioni correnti.
La vittoria di Verona. Solo un mese fa questa gara si sarebbe persa. Vedendo il primo tempo – e sto parlando di una sensazione più che di un ragionamento – ho avvertito due cose antitetiche. Da un lato mi ricordava i rischi di Monza: quel lasciare tirare da fuori che se per caso trovano la mira finisci per pagare un prezzo e la gara si mette in salita; quell’impostare dal basso con una lentezza esasperante, un po’ tutti i nostri giocatori a muovere più le braccia nell’indicare al compagno il passaggio da fare invece che le gambe per determinarne l’effettiva possibilità; la deliberata tendenza a non prendere campo, come se fosse uno sforzo eccessivo e si pensasse che tanto – come succede spesso tra una big e una provinciale – passato lo sfogo altrui si sarebbe trovato il modo di far saltare il banco. Dall’altra mi sentivo sicuro che la gara l’avremmo vinta: forse perché la solidità difensiva è reale, se è vero che siamo la squadra meno battuta e ripensando a certi orrori del recente passato significa avere acquisito una certezza non banale; e poi mi sembrava che in qualche piccolo strappo ci fossero i segnali di ciò che sarebbe successo nella ripresa. Non si trascuri il fatto che il gol di Kean su strappo di Rabiot abbia avuto in precedenza una situazione simile dove l’invito del francese non è stato raccolto per pochi centimetri da Moise. Nella noia del gioco di Allegri emergono comunque situazioni che riescono a fare la differenza, esattamente come l’accensione di Kostic nel secondo tempo di Juventus-Inter, un fattore sorpresa che ha spiazzato Barella e tutti perché non era minimamente annunciato da quanto visto nel primo tempo.

La grande bruttezza. Con l’appesantirsi della stagione e l’avvicinarsi del Mondiale, sta emergendo un contesto generale dove riaffiorano i vizi e le caratteristiche della Serie A: pochi gol, partite bloccate, ritmi lenti. La narrazione che vedeva la Juve perdere nelle prime giornate perché esponente di un calcio passato a differenza degli altri si è sostituita: nella generale bruttezza, la Juve ritrova la sua storica qualità del cinismo, mentre altri smarriscono la strada. Ne fa fede l’ultimo tratto di percorso: Allegri e Spalletti viaggiano in coppia a punteggio pieno nelle ultime giornate (e neanche il Napoli dell’ultima giornata è apparso così brillante come prima). La Juve ha preso 3 punti all’Inter, 5 a Milan e Lazio, 8 alla Roma e 9 all’Atalanta. Anche l’anno scorso si era rimontato, ma non con questi ritmi e nel girone d’andata. Di questo passo finiremo per pensare che essere significa soprattutto una cosa: stiamo tornando.

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