Hanno Detto
Vlahovic: «Io e la Juve siamo simili. Allegri, Pogba e Scudetto: dico tutto»
Dusan Vlahovic si è raccontato in una lunga intervista tra presente, passato e futuro: le dichiarazioni del bomber serbo
Dusan Vlahovic si è raccontato alla Gazzetta dello Sport.
Le parole del numero 9 della Juventus.
SFIDE CON ALLEGRI – «Bene, con il mister giochiamo sempre, c’è una bella atmosfera. Lo facevamo anche l’anno scorso. Io lo sfido volentieri perché tanto vinco sempre io».
ALMENO 30 GOL – «Ho letto che negli ultimi dieci-dodici anni il capocannoniere non ha mai vinto lo scudetto, però c’è sempre una prima volta, no? Gli obiettivi di squadra vengono prima di quelli personali, è più importante che la Juve vinca, ma se faccio 30 gol e diventiamo campioni d’Italia per me va benissimo così».
PERCHE’ LA JUVE – «Non è stata una scelta difficile perché la Juve è una società gloriosa, molto vicina al mio modo di lavorare: combattere, non mollare mai fino alla fine, credere anche quando sembra che tutto sia perduto è la mia filosofia e pure quella del club, sappiamo tutti che cosa rappresenta la Juve in Italia, per me è un piacere e un onore difendere questi colori».
PRIMO INCONTRO CON LA JUVE – «Da piccolo in Serbia si seguiva tanto il calcio italiano, negli anni d’oro della Serie A. Si parlava della Juve, perché vinceva sempre e nello sport ci si ricorda solo di chi vince. Questa cosa mi è rimasta dentro. Ero un bambino quando rimasi impressionato dalla Juve di Ibrahimovic, Trezeguet e Cannavaro. Sono cresciuto con l’obiettivo di diventare un vincente e farò di tutto per entrare nella storia della Juve. Sarebbe un grande onore visti i giocatori che ci sono riusciti qui. Per questo ho iniziato a giocare: voglio spingermi oltre i miei limiti».
POGBA – «A Paul piace dare i soprannomi e a me va bene se a lui piace. Io lo conoscevo solo dalla tv, ha avuto un grande impatto sulla squadra, è un campione del mondo che ha già vinto tanto negli anni alla Juve, oltre all’Europa League con il Manchester United. È bello averlo con noi».
DI MARIA – «Quando ho saputo che sarebbe arrivato ho subito pensato a quanti gol e assist possiamo fare insieme, perché anche io voglio far segnare lui. Angel gioca da tanto tempo ad altissimo livello, è uno degli esterni più forti degli ultimi 20 anni e ha fatto benissimo dovunque è andato. Fino a poco tempo fa questi campioni li vedevo in tv, giocare con loro era il mio obiettivo quando ero bambino. Con Di Maria ci dobbiamo conoscere e capire un po’, ma sono sicuro che per lui non sarà difficile. Ha giocato con grandissimi attaccanti, sono io che devo chiedergli come mi devo muovere per farmi trovare».
PARAGONE CON LEWANDOWSKI – «Lui ha fatto una valanga di gol, non mi piace paragonarmi a nessuno. Io sono solo all’inizio, posso solo lavorare nella speranza di poterli raggiungere. Il mio obiettivo è fare sempre più gol».
HAALAND – «Le differenze tra noi e i vecchi attaccanti ci sono, ma i giudizi li lascio agli altri».
VOTO ALLA PRIMA MEZZA STAGIONE – «Avevo sicuramente bisogno di un po’ tempo per ambientarmi, però potevo fare meglio. Non sono soddisfatto perché abbiamo perso una finale (Coppa Italia, ndr). Ci siamo qualificati per la Champions ma potevo e potevamo fare di più, per questo lavoriamo duro per la prossima stagione. Io sono giovane e posso migliorare in tutto. A 35 anni si può crescere, figuriamoci a 22».
ALLENAMENTO – «Siamo in un’epoca in cui nello sport ogni dettaglio è importante. Io mi prendo molta cura di me, vivo il calcio 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Devo solo pensare a riposare, mangiare bene, lavorare a casa e in palestra anche dopo l’allenamento, fare tutto il possibile per essere sempre al 100%. Solo così si arriva ad altissimi livelli».
HOBBY – «Sono un ragazzo semplice, dopo l’allenamento mi piace dormire un’oretta a casa, poi guardo le partite e dormo. Tutti i giorni sono uguali. I miei genitori e mia sorella vengono ogni mese, guardano una-due partite poi vanno via. So che mi basta una chiamata e loro arrivano di corsa, anche se non lo faccio mai. Dopo 5 anni sono abituato a stare da solo, non sono uno che mostra le emozioni, ma loro mi conoscono, capiscono quando è il momento e arrivano».
GESTIRE LA FAMA – «Non è facile, improvvisamente ti trovi tanta gente intorno che vuole essere tuo amico, però la mia famiglia è unita e mi ha insegnato valori veri. Solo se tieni i piedi per terra e la testa sulle spalle puoi continuare a fare bene. Tanta gente si è persa, per questo io penso solo al campo. Avrò tempo di godermi tutto il resto a fine carriera».
IDOLO PER I SERBI – «No, io non mi considero come lui, Djokovic è un punto di riferimento per tutti noi. Non lo conosco direttamente ma ci siamo sentiti, mi ha fatto i complimenti quando sono arrivato alla Juve. È un modello da seguire, ha una forza mentale pazzesca. Prima anche io giocavo a tennis, sarebbe bello se venisse a trovarci a Torino per qualche scambio».
PUBALGIA – «Non mi piace trovare gli alibi, se sono andato in campo significa che potevo giocare. Avevo un problema che mi portavo dietro da tempo, da prima che arrivassi alla Juve. Alla fine della stagione volevo recuperare al meglio, ho dovuto dire no alla nazionale anche se mi è dispiaciuto molto. Quest’estate mi sono dedicato solo a recuperare, ho fatto un percorso per essere pronto al 100%. Ora mi sento bene e a breve sarò al top».
SCHERZI – «Non li subisco e di solito non li faccio, a meno che qualcuno non mi provochi. Come Cuadrado, che in questo ritiro è insolitamente calmo. Appena arrivato mi rubò il telefono a pranzo e me lo fece ritrovare un sacco di ore dopo. Non dissi nulla, ma tre mesi dopo mi vendicai con lo stesso scherzo: tenni il suo telefono per tutto il giorno. Non ci ha più riprovato».
SERVE EQUILIBRIO – «È vero, però sono ancora giovane e ci sto lavorando perché devo trovare l’equilibrio giusto. Tutto questo perché ho tanta voglia di fare e quando non segno è come se finisse il mondo».
BREMER – «È un grandissimo piacere averlo alla Juve, è il più forte difensore della A. Dopo una stagione in cui non abbiamo vinto niente il nostro dovere è avere l’obiettivo di vincere tutto».
SENZA KOULIBALY E DE LIGT – «Sono andati via grandissimi giocatori, con De Ligt ho avuto la fortuna di allenarmi, Koulibaly l’ho affrontato da avversario. Non so se sarà più facile, ogni partita per me è una montagna russa».